E niente, c’e’ che ogni volta che il tempo cambia a New York sembra che la fine del mondo sia vicina. Prendete stamattina per esempio. Con la nevicata piu’ grande nella storia delle nevicate che si avvicina a velocita’ della luce sulla Grande Mela: il Winter Storm Juno.
Mi sono svegliata con questo terrore misto a eccitazione e aspettativa che mi sembravo esattamente a meta’ strada tra una bambina che corre giu’ dalle scale la mattina di Natale per andare a vedere se Babbo Natale sia veramente arrivato, e la protagonista del film The Day After Tomorrow.
E continuo anche adesso ad avere questa duplice sensazione, a meta’ tra il “chissa’ cosa mi aspetta oggi pomeriggio” e il “battaglia di palle di neveeeee!”
Il fatto e’ che gli Americani, e mi azzardo qui a dirlo, noncurante di tutte le conseguenze che potrebbero succedere, sono un po’ allarmisti quando si tratta di tempo metereologico. Per dirlo chiaro: gli uragani e le tempeste di neve che ho assistito fino ad ora a New York sono stati piu’ o meno equivalenti alle bombe d’acqua estive del Nord d’Italia o a quella famosa nevicata dell’85, quella dove io avevo due anni e mia mamma sostiene che a momenti mi perdeva nella neve. Certo, ci sono dei disagi, e a volte ci scappano anche delle fratture o delle corse al pronto soccorso (anche se poi se si va a vedere bene si scopre che la causa e’ stata il fatto che qualcuno ha avuto la brillante idea di cambiare l’antenna della televisione nel mezzo dell’uragano) ma in genere la situazione e’ abbastanza sotto controllo.
Ovvio, parliamo di New York, e quindi di una citta’ con un sistema di tubature che non riescono a sostenere il peso di due lavatrici in contemporanea, o di un sistema metro che si allaga se per caso c’e’ un idrante in superficie che gocciola un attimo — e quindi le precauzioni del caso devono essere prese seriamente per evitare disastri naturali.
Ci sono poi sempre alcune zone che vengono colpite maggiormente, solitamente quelle vicine all’acqua (ed essendo un’isola diciamo che stiamo parlando di una grossa parte di Manhattan!) o quelle che hanno le case che sembra le abbiano costruite i tre porcellini (cioe’ tutta Long Island, con i bungalow sulla spiaggia che il vento li prende e li porta via come niente.)
Pero ripeto che a volte gli Americani mi sembrano un poco allarmisti. “Per duu gott” come direbbe mia nonna.
E’ che in effetti, se sei il sindaco della citta’ piu’ importante del mondo come fai a prendere queste cose alla leggera? Non puoi. Devi preparare la citta’ per il peggio. Per un attacco monsonico o per la nevicata del secolo che mando in cima all’Everest.
Quindi oggi tra strade scivolose, sale ovunque, voli aerei che vengono cancellati (piu’ di 3.000 al momento,) sistemi metropolitani che ti consigliano di lavorare da casa (eh si, e se lo dice il sistema metropolitano!) e scuole che molto probabilmente chiuderanno domani, c’e’ nell’aria questa sensazione a meta’ tra il terrore — ommiodio ma devo andare a comprare le provviste nel caso in cui rimanessimo murati in casa? — e la festa — yeee, lavorare da casa con tazza di cioccolata calda e copertina mentre fuori nevica che mi ricorda tanto il Colorado e gli chalet di montagna!
Sta di fatto che per il momento la situazione e’ abbastanza tranquilla e di neve ancora ce n’e’ poca. Che sia l’ennesimo allarmismo americano? Che il Winter Storm Juno si riveli essere in verita’ una delle tante nevicate che sono molto frequenti a New York a Gennaio?
Mah, gia’ mi vedo che mi fermano la metropolitana all’una di pomeriggio e allora li si che mi devo fare il ponte di Brooklyn a piedi con venti metri di neve e una torcia, come in The Day After Tomorrow. Come dire: alla fine e’ l’allarmismo che crea piu’ disagi che la nevicata di per se. Umm. Auguratemi buona fortuna.
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