Da quando ho cambiato appartamento, sto sopportando una tipica deficienza americana: la mancanza della lavatrice in casa. Nel vecchio alloggio c’erano perfino la lavastoviglie e l’asciugatrice, ma avevo capito chiaramente che si trattava di lussi, rarità assolute a New York. Infatti, pur essendo spaziosa e relativamente moderna, la mia nuova magione non ha l’ombra di una Rex, Candy, Míele o AEG.
Credo siano stati spesi fiumi di inchiostro e migliaia di caratteri word per raccontare le traversie degli immigrati italiani, privati così crudelmente di questo comfort fondamentale, di questo oggetto che considerano parte integrante delle mura domestiche. A New York i più fortunati hanno un locale lavanderia nel palazzo, mentre la maggior parte delle persone deve ricorrere alle famigerate laundromat a gettoni. Innanzitutto chiamarle “automatiche” è già un errore: è tutto manuale, compreso il trasporto dei panni, a opera del sottoscritto. Queste sono invece le considerazioni che ho fatto sulla faccenda, mentre smadonnavo tra tessere, ammorbidenti e carrelli.
1) Nonostante la presenza di detergenti, ammoniaca e candeggina, nella mia lavanderia ci sono più scarafaggi che in metropolitana.
2) Il mio coinquilino, vedendomi fare la spola ogni tre o quattro giorni, mi ha domandato: “Ma tu sei sempre in lavanderia?” Ho glissato perché la risposta sarebbe dovuta essere: “O hai un guardaroba genere Carrie Bradshaw, oppure devo dubitare sulla tua igiene personale; non so tu, ma a me piace cambiare le mutande ogni giorno.”
3) Interrogando un altro amico americano sulla questione, mi sono sentito rispondere: “Sai com’è, New York è vecchia e gli impianti elettrici e idraulici sono antiquati.” Qui non sono riuscito a trattenermi e ho replicato: “Ho vissuto per quattro anni a Venezia, che non mi sembra una città recentissima, mentre ha gli alloggi più piccoli che io abbia mai visto, eppure lì un posticino per questo aggeggio infernale l’hanno trovato.”
4) Un’altra ipotesi trovata su internet è che i proprietari dei condomini non permettano l’installazione di lavatrici per paura che queste allaghino gli appartamenti. Ma siamo a New York o in Papua Nuova Guinea? Tutti con l’iphone e il tablet ultimo modello e non siete capaci di fare una centrifuga senza scatenare uno tsunami?
5) La verità è che i Newyorchesi devono avere la fobia delle lavatrici radicata nell’inconscio collettivo: Jung avrebbe un sacco di materiale su cui lavorare.
6) Ultimo, ma non per importanza, non è vero che alle lavanderie si fanno incontri interessanti: per ora ho incrociato soltanto squilibrati senza denti, matrone attempate e signore taglie forti, che, con il tipico aplomb di Harlem, si sono messe a sbraitare e a litigare senza motivo. Probabilmente è il quartiere, ma non si è mai vista una ragazza men che meno passabile.
Scrivete a tommaso-at-ditourviaggi.com se volete contattare l’autore di questo articolo.
Alternative:
1) gira nudo. Una doccia l’avrai in casa
2) confezionati un abito di carta ogni giorno
3) quando corri in Riverside lascia i vestiti in ammollo nell’Hudson
4) e spendi i tuoi dollarini. comprati vestiti nuovi ogni sorgere del sole
Mannaggia..sarebbe stato bello incontrare una persona simpatica e divertente come te in lavanderia…forse solo nei film!!!