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Una Riflessione sul Macabro, a New York

23 Marzo 2016 di Cristina Lascia un commento

Non voglio fare quella che pensa sempre alle cose negative, ma volevo raccontarvi un poco delle mie esperienze ospedaliere negli Stati Uniti. Nulla di grave, non vi preoccupate, ma ultimamente sono stata parecchio negli ambulatori e ospedali di New York per un piccolo intervento che ho dovuto affrontare settimana scorsa. Nulla di che, solo una minuzia con una trafila lunghissima.

Ebbene, dato che molti di voi si preoccupano magari del fatto che “e se succede qualcosa mentre sono a New York dove vado?,” volevo rendervi partecipi delle mie esperienze, e raccontarvi un poco come funziona il sistema sanitario negli Stati Uniti.

Innanzitutto, come parentesi, NON VIAGGIATE NEGLI STATES senza assicurazione sanitaria. Appena prenotato il viaggio assicuratevi di essere coperti da una qualche assicurazione, perché nel caso sfortunato in cui doveste chiamare il 911 (numero delle emergenze negli Stati Uniti) il solo far venir fuori l’ambulanza vi costerebbe dai $700 ai $1.500 — l’ho provato sulla mia pelle quando mi sono accidentalmente tagliata il dito (con relativo tendine) con il frullatore a immersione mentre facevo il pesto. E per fortuna che la mia assicurazione mi ha coperto le spese perché sono stata ammessa al pronto soccorso. Quindi: assicurazione sanitaria e’ un must quando si viaggia negli Stati Uniti. Chiedete alla vostra agenzia di viaggi, o affidatevi a uno dei tanti servizi online, su cui mi dilungherò in un altro articolo.

Detto questo, volevo sottolineare un paio di cose che mi hanno colpito estremamente del sistema sanitario americano.

  1. Per prima cosa: il servizio. In certi ospedali il servizio che viene dato al paziente (che praticamente e’ il “cliente” dell’ospedale) e’ degno di un rating altissimo nella scala di soddisfazione del consumatore. Il mio ospedale di riferimento e’ sempre stato l’NYU Langone Medical Center, dove sono infatti stata quattro volte negli scorsi due mesi per fare degli esami. Alla fine dei quali mi hanno dato una “Thank You Note,” ovvero una letterina di ringraziamento per aver scelto NYU firmata da tutti i dottori e le infermiere che mi avevano visitato quel giorno. Una letterina di ringraziamento. Come quando vai in un supermercato di lusso e ti chiedono se la tua esperienza e’ stata all’altezza delle aspettative. Che dire: non me l’aspettavo.
  2. In secondo luogo, la maggior parte degli ospedali di New York sono ospedali universitari, il che vuol dire che a volte venite visitati da una comitiva di giovani dottori in camice bianchissimo che prendono appunti su quello che dice il dottore/insegnante. Un’esperienza a meta’ tra E.R. con George Clooney e quelle raffigurazioni in bianco e nero dello sviluppo della medicina dove c’e’ il cadavere sul tavolo e una serie di dottori vestiti da Shakespeare attorno a prendere appunti. Almeno vi chiedono prima se siete d’accordo nel far entrare la comitiva e vi danno la possibilità di dire di no.
  3. Il pronto soccorso d’altro canto, e’ esattamente come in E.R. o Grey’s Anatomy. Oltre al pronto soccorso del Brooklyn Hospital Center a cui sono accorsa dopo essermi affettata il dito, ho anche avuto la sfortuna di visitare un altro pronto soccorso nel Queens, dove era stata ammessa una cara amica. Lettini e malati in ogni dove, dottori che corrono a destra e a sinistra, ambulanze che arrivano ogni due secondi. Quando a Meredith Grey e Co. dicono “benvenuti all’inferno” durante il loro primo giorno, beh…hanno ragione.
  4. In ultimo, mi ha colpito la scioltezza con cui vengono poste domande molto personali, ma anche dalle risposte molto controverse in sede di ammissione al pronto soccorso. La segretaria infatti, prima di qualsiasi intervento, ti chiede “Are you an organ donor?” ovvero nel caso qualcosa vada storto, vorresti donare i tuoi organi? E subito dopo: nel caso in cui qualcosa vada storto e tu fossi incapace di intendere e di volere, a chi lasciamo la decisione di cosa farne di te? Domande di rito e che coprono l’ospedale dal punto di vista legale – e che sicuramente fanno anche in tutti gli altri paesi prima di qualsiasi anestesia. Ma farle al cospetto di altre decine di persone che ti guardano interessati e’ un po’ contraddittorio!

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Cristina: una 9to5-er. Una professionista nel mondo del marketing e comunicazione. Una viaggiatrice linguista. Una sognatrice accanita che crede ancora nelle favole. Eternamente impaziente. In breve: un’italiana a New York che cerca in continuazione di vedere il lato magico nella vita di tutti i giorni.

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