E’ la volta di Stella, che ci fa emozionare raccontandoci la sua storia e la sua passione per il teatro. Un vero e proprio faro maestro nel buio di chi vorrebbe intraprendere la professione dell’attore, ma non sa da che parte incominciare. Non vediamo l’ora di vederla esibire sul palco, con La Bottega!
Sono Stella Toppan, faccio l’attrice, sono originaria del lago di Como, e vivo a New York da tre anni.
Dopo aver conseguito il diploma biennale presso: ” The Lee Strasberg Theatre and Film Institute”, mi appresto a consolidare la mia carriera. Come ho mosso i primi passi nella recitazione? Vediamo un po’…La mia prima apparizione in teatro avvenne all’età di dieci anni presso il teatro Comunale del mio paese, dove interpretai il personaggio dell’ Inquisitore nell’adattamento teatrale di ” S. Chiara d’ Assisi”. Ricordo ancora chiaramente le emozioni provate in scena; il cuore che mi battteva forte, ero tesa, qualcosa dentro di me che mi spronava. Le parole ed i gesti fluivano con naturalezza e rapidità sorprendente e scambiai questa agitazione e mancanza di inibizioni per vera ispirazione. Ovviamente non ero ancora consapevole del percorso di un attore e neanche del modo in cui si poteva raggiungere un’espressività illuminata e veritiera.
Il momento più significativo che influenzò la mia scelta di diventare attrice fu quando vidi a teatro ” La locandiera ” di Goldoni. Ero totalmente catturata dalla recitazione della protagonista che interpretava Mirandolina, per la sua intensità, realtà, convinzione e verità. Sembrava svanisse nel personaggio. Così decisi di incontrarla a fine spettacolo per chiederle quali erano secondo lei i requisiti per diventare una brava attrice. Ella rispose che il segreto stava nello studio dell’arte e nella capacità di avere un cuore caldo ed una mente fredda. Queste parole rimasero scolpite dentro di me. Iniziai così a studiare teatro e a recitare in diversi spettacoli a Como e Milano. Terminata la scuola superiore, decisi di fare della mia passione un mestiere e mi trasferii a Roma per continuare gli studi presso una scuola di Cinema e teatro a Cinecittà. Questa esperienza fu altamente formativa, in quanto ho avuto l’ onore di studiare con esperti di cinema, e ho fondato le basi per quello che sarà il mio oggetto di studio a New York e cioè il Metodo Stanislavskij-Strasberg.
Il passo successivo fu quello di lasciare tutto e trasferirmi a New York. Penso che sia stata la necessità che sentivo di lavorare ancora più profondamente su me stessa attraverso un training intensivo, esercitando così i sensi, la convinzione e l’immaginazione, ma anche gli aspetti esteriori del mio essere come la voce ed il movimento. E poi devo dire che la voglia di essere nel posto dove questo metodo si è sviluppato ed il fatto di studiare con altri professionisti del mestiere, mi allettava molto.
C’è stato un altro episodio che mi ha spinto a prendere questa decisione; un workshop intensivo sotto la guida di Elizabeth Kemp, direttore artistico dell’ Actor Studio di New York, con cui ho proseguito il mio percorso formativo una volta arrivata negli Stati Uniti. L’impatto con New York è stato scioccante, in positivo e negativo. Sono partita sola e non conoscevo nessuno; sono finita a vivere nel Queens con una coppia di polacchi, in un quartiere latino a quasi un’ora di metropolitana da Manhattan. Da qui sono iniziate le mie avventure, e non nego che per adattarmi ai ritmi della città ci sono voluti alcuni mesi.
Avere la possibilità di studiare recitazione in una delle scuole riconosciute a livello mondiale, è stata una fortuna, in quanto mi ha fatto crescere enormemente come persona e come attrice. L’ambiente è internazionale e stimolante. Non parlo soltanto del teatro, ma la mia esperienza è stata arricchita ulteriormente da un corso di regia, da cui mi sono diplomata nello stesso istituto, dopo aver diretto alcuni cortometraggi ed aver collaborato a diverse produzioni cinematografiche.
Il compito dell’attore è mantenere la propria concentrazione su ciò che sta facendo e creare la realtà e la verità di ciascuna esperienza o oggetto immaginario. Prima di tutto parto da un’analisi del testo dettagliata, che non ha niente a che vedere con la memorizzazione delle battute, infatti quello è l’ultimo stadio. Analizzo il comportamento del personaggio, le sue relazioni, le motivazioni, le azioni, i bisogni, e si individua l’evento principale della scena. Successivamente indago nel passato del personaggio, delineando gli avvenimenti principali della sua vita, che mi aiuteranno a capire i suoi comportamenti e che esplorerò attraverso esercizi di memoria affettiva, ossia memoria dei sensi e memoria dell’esperienza. È importante aver chiare le circostanze date dal testo e prendere precise decisioni comportamentali utilizzando il sottotesto e l’immaginazione; tutto questo ancor prima di salire sul palco per l’improvvisazione. La base di partenza è la stessa sia se lavori su un testo teatrale che su una sceneggiatura cinematografica. Le differenze sono la tempistica, infatti i tempi di riprese sono solitamente brevi, nonostante ti devi aspettare lunghe attese e continue distrazioni sul set, e la tecnica per recitare di fronte alla telecamera, è basilare.
Uno dei momenti più emozionanti vissuti sul palcoscenico è stato durante lo spettacolo chiamato “Le lacrime amare di Petra Von Kant”, dove interpretavo Petra, la protagonista. Notai fin da subito la mia facilità ad entrare in contatto con questo personaggio. Provai una gioia immensa e tanta gratitudine quando Anna Strasberg, moglie di Lee Strasberg, il fondatore della mia scuola, mi disse che la mia interpretazione e la dignità con cui ho portato in vita il personaggio era stata formidabile.
Sul set cinematografico invece è l’intimità che si crea con la telecamera e la libertà di espressione, a volte più contenuta nei movimenti, ma egualmente ricca e profonda, a farmi spesso emozionare. A volte penso che mi piacerebbe molto tornare in Italia a recitare; vorrei mettermi alla prova e contribuire al cinema del mio paese. Ci sono molti registi che rispetto e ammiro profondamente, con i quali collaborerei immediatamente, come per esempio Marco Bellocchio, Giuseppe Tornatore, Roberto Benigni, Michele Placido, Giorgio Diritti, Gabriele Salvatores…
La situazione ideale a cui aspiro è di lavorare incessantemente tra gli Stati Uniti e l’ Europa. Questo è il mio sogno. Le attrici a cui mi ispiro sono Anna Magnani, Sophia Loren, Stefania Sandrelli, Claudia Cardinale, Giovanna Mezzogiorno, Monica Vitti, Asia Argento, Margherita Bui, Stefania Rocca, e la lista potrebbe proseguire ancora. Sono tutte molto diverse tra loro, ma hanno molto da insegnare alla nuova generazione. Penso che soltanto osservando il loro lavoro di fronte alla telecamera si possa imparare ad affinare il Mestiere. Ovviamente ci sono altre muse che mi fanno rabbrividire per la loro bravura, come Meryl Streep, Ellen Burstyn, Angelina Jolie, Naomi Watts, Nicole Kidman, Rachel Weiz, Kate Winslet, Charlize Theron, Penelope Cruz, Juliette Binoche… Spero che avrò anch’io la fortuna di lavorare con registi di alto livello, potendo così continuare ad esercitare l’ Arte a cui ho dedicato una vita intera.
Per ora sono felicissima ed entusiasta di aver formato una compagnia teatrale con altri tre attori italiani, qui a New York e con cui ho il piacere di mettere in scena a luglio lo spettacolo menzionato da Paola e Carlotta, scritto da Luca De Bei: ” Le mattine dieci alle quattro”, diretto da Laura Caparrotti, conosciuta ed apprezzata figura nell’ambiente teatrale newyorkese. Siamo giovani ambiziosi con l’obiettivo di far conoscere il nostro teatro italiano ad un pubblico internazionale; e come scriviamo sul nostro sito “Questa è la nostra missione: far sentire, toccare, gustare – attraverso l’arte – chi siamo e da dove veniamo.” Speriamo di condividere con voi il nostro primo spettacolo, aprendovi le porte al nostro mondo immaginativo! ( presto usciranno le date, rimanete collegati!).
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