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Storie di Ellis Island, al contrario

28 Maggio 2012 di Cristina 3 commenti

Qualche giorno fa mi trovavo sul traghetto diretto alla Statua della Libertà e stavo chiacchierando con amici italiani, quando una signora ci ha interpellato: “Che siete Italiani pure voi?”. L’accento era toscano, ma sporcato da anni e anni di permanenza in terra straniera. Come capita spesso tra connazionali, nel giro di pochi minuti abbiamo cominciato a parlare e la signora ha raccontato tutta la sua vita prima che arrivassimo all’Isola della Libertà.

Aveva ottant’anni ed era originaria della Garfagnagna, ma viveva da più di mezzo secolo a Manchester. Era in visita a New York con la sorella, il figlio mezzo inglese e la nuora; la sua non era una gita di piacere, ma un omaggio alla madre, una delle centinaia di migliaia di persone che avevano attraversato i saloni di Ellis Island durante gli anni dell’immigrazione.

Questa signora di inizio secolo era giunta a New York all’età di diciotto mesi e non posso fare a meno di immaginarla in una delle foto di cui è pieno il Museo dell’Immigrazione. Stabilitasi a New York, vi passò l’infanzia, l’adolescenza e la prima parte dell’età adulta, considerando gli Stati Uniti la propria casa.

Ma intorno ai vent’anni si sposò con un ragazzo Toscano, che decise di ritornare in patria, nonostante le condizioni misere che avrebbe trovato; “le lacrime che sparse alla partenza del molo di New York, le ha portate poi nel cuore per tutta la vita”, ci raccontò la figlia. Non oso immaginare quale trauma deve aver vissuto, abituata alla città e all’America, quando fu gettata in un paesino della Toscana, in una nazione di cui conosceva poco la lingua e che non considerava sua.  Ciononostante, come quasi sempre fanno le donne, si rimboccò le maniche, sfornò figli e si ricostruì una vita.

“E’ morta a centotre anni, ma non è mai più riuscita a tornare nella sua New York. Per questo siamo qui oggi, per ricordarla e salutare quella baia che per tanti ha significato tristezza e sofferenza, ma che per lei era il nido che non rivide mai più”

 

Scrivete a tommaso-at-ditourviaggi.com se volete contattare l’autore di questo articolo

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Commenti

  1. iki86

    29 Maggio 2012 alle 22:54

    WOW!!! che bella storia, anche se dal retrogusto un pò amaro… mi fa sognare un giorno in cui potrò chiamare quella baia casa mia…

  2. viaggiatrice89

    30 Maggio 2012 alle 19:48

    bella storia!

  3. UI

    6 Giugno 2012 alle 17:56

    Sono storie che toccano il cuore e fanno luccicare gli occhi, ma soprattutto sono scritte col cuore da un grande scrittore.

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Cristina: una 9to5-er. Una professionista nel mondo del marketing e comunicazione. Una viaggiatrice linguista. Una sognatrice accanita che crede ancora nelle favole. Eternamente impaziente. In breve: un’italiana a New York che cerca in continuazione di vedere il lato magico nella vita di tutti i giorni.

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