Ciao Stefano, come ti e’ venuta l’idea di unire il thriller al mistico nel tuo libro?
Sono particolarmente affascinato dagli aspetti spirituali, mistici e ancestrali che riguardano l’uomo. Il folklore, le storie e le leggende popolari fanno parte di questa spiritualità, perché le persone credevano realmente a fate, maghi, streghe e diavoli. Il mio è un interesse, potrei dire, antropologico, perché, personalmente, non credo molto nel soprannaturale. Non sono una persona religiosa. Mi affascinano, invece, i vari modi con cui l’uomo, nel corso della storia, ha spiegato fenomeni naturali come i fulmini, gli uragani, i terremoti e, soprattutto, ha spiegato la vita, il dolore e la morte.
I miti, le leggende e le religioni, alla fine, nascono da questa necessità di dare e trovare un senso a fenomeni ed aspetti inspiegabili dell’esistenza umana. La scienza, parallelamente al mito, è riuscita a spiegare in maniera incontrovertibile e certa soltanto alcuni di questi fenomeni, come i fulmini o il sorgere del sole. Altri fenomeni, invece, sono tuttora inspiegati e rimangono oggetto di speculazioni scientifiche ma anche filosofiche e teologiche, nonché di semplici superstizioni.
Scrivere una storia che parlasse solamente di magia, fate e folletti, avrebbe significato scrivere un racconto fantasy. Non era questa la mia intenzione. Ho cercato di mescolare e, per certi versi, di contrapporre, l’irrazionale ed il soprannaturale con il progresso, la modernità e la razionalità. Purtroppo, i delitti “di sangue” sono all’ordine del giorno, sono parte di questa modernità.
La trama thriller è stata funzionale a mostrare la contrapposizione tra un metodo, per così dire, moderno e scientifico, rappresentato, ad esempio, dalle operazioni di polizia e l’alternativa di Josh, che, per far luce sui misteri che lo circondano, decide di affidarsi all’irrazionale, alla magia.
Il capitano di polizia John Finnegan, in questo senso, rappresenta l’autorità, il mondo moderno che, in nome del progresso, non può tollerare che certi fatti non riescano a trovare una spiegazione scientifica, razionale. Infatti, una volta entrato in contatto con il soprannaturale, deciderà, semplicemente, di ignorarlo, di fingere che tutto sia spiegabile con la ragione, altrimenti le sue certezze esploderebbero, scivolerebbero via come sabbia al vento.
Dove e come ti sei documentato per creare il tuo racconto?
Ho consultato numerosi testi, che ho citato nel corso del libro e, in appendice, nella sezione bibliografica. Alcuni di questi testi erano veri e propri saggi di grandi storici e ricercatori, come l’opera sui druidi di Stuart Piggott, un importante archeologo inglese.
Tuttavia, le opere migliori per raccogliere in pieno lo spirito e l’atmosfera delle antiche leggende e tradizioni irlandesi sono state sicuramente le due raccolte di William Butler Yeats e Thomas Crofton Croker. Il primo, letterato e poeta, il secondo, un antiquario di Cork. Entrambi hanno seguito il metodo utilizzato dai più conosciuti fratelli Grimm, in Germania. Hanno attraversato campagne e villaggi, hanno parlato con i contadini e, soprattutto, con gli anziani del luogo e hanno, così, raccolto per iscritto antiche storie che, probabilmente, sarebbero andate perdute, senza il loro lavoro.
Grazie mille Stefano per il tuo tempo, e a voi fan di iNY.it buona lettura di “Celtic Stones — La rinascita dei druidi!
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