Prima della fine dell’anno mi ero ripromessa di scrivere un articolo a commento del post di Linus del 9 Dicembre, dove si parla di New York in maniera non del tutto positiva.
“È come se la città fosse sfuggita di mano a se stessa, in una spirale che fa diventare tutto troppo.” Dice Linus. “Troppa gente, troppo cara, troppo traffico, troppe file.”
Ecchevvidevodire. Linus ha ragione. New York E’ troppo. Soprattutto sotto Natale. Con un sacco di folla. Con pacchetti e borse che immancabilmente, mentre cammini, ti beccano con l’angolo appuntito in quel punto del ginocchio che la Madonna te la fan vedere ben chiara e ridente a crepapelle, più che sorridente. Con i Babbi Natale ovunque e i loro campanacci che rimandano al rumore delle mucche impazzite che corrono nelle praterie montane alle due di notte.
Con questa immagine di New York in mente me ne sono andata dalla città l’8 Dicembre per quello che ora sembra un interminabile viaggio di lavoro, che si e’ poi moltiplicato in due viaggi di lavoro, che e’ poi continuato in una vacanza di dieci giorni lungo la costa est degli Stati Uniti. Tre lunghe settimane lontane da New York. Dalla troppezza di New York. Da caos e dalla frenesia. Non vedevo l’ora.
Se non fosse che dopo un paio di giorni già la città mi mancava. Mi mancava l’offerta di cibo. Mi mancava l’aria. Mi mancava la luce. Cosi come a Linus. Mi mancava tutto.
Queste tre settimane sono passate come una goccia d’acqua che fatica a staccarsi dal rubinetto per cadere nel lavandino. Giorno dopo giorno. Lentamente. Sono state interminabili. Ma badate bene: non in senso negativo. Mi sono divertita, ho visitato città nuove, ho visto la mia famiglia, ho passato Capodanno in un posto meraviglioso e con le persone che amo. Eppure sono passate quasi in slow motion.
E me ne sono accorta ieri mentre, orgogliosissima, mi strafogavo di uova alla Benedict in uno dei posti newyorkesi trendy per il brunch domenicale. Felice di essere tornata a casa, me ne sono accorta perché mi sono seduta, ho mangiato, bevuto e pagato, il tutto nel giro di 20 minuti massimo. Come se chiunque avesse messo la mia vita in slow motion avesse premuto il tasto “play” di nuovo.
E li, mentre firmavo il conto (salatissimo, $35 per due uova!) ho avuto un’epifania. Che diventerà anche il mio buon proposito del 2016.
Ho realizzato che si, ha ragione Linus. Che New York e’ troppo. Che la città e’ sfuggita di mano a se stessa. Che c’e’ tanta frenesia, che c’e’ tanto movimento. Che c’e’ sempre qualcosa da fare, da dire, da bere o da mangiare. Ma non per questo la mia vita a New York deve fare lo stesso. Perché la frenesia di New York non e’ un buon motivo per permettere alla mia vita di andare come un treno express Milano-Napoli senza fermate intermedie.
Voglio essere io quella che preme il tasto “slow motion.” Anche se vivendo a New York. Voglio vivere appieno ogni giorno, assaporando ogni momento lentamente, senza lasciarmi trascinare da ciò che succede attorno a me nella Grande Mela.
E quindi un augurio per questo 2016. Innanzitutto a me stessa. E poi a voi. Non dimentichiamoci di fermarci ogni tanto. Di vivere e assaporare la vita in slow motion, come se fosse il nostro film preferito.
Mi auguro di essere in grado, quest anno, di vivere New York al passo e alla velocità che mi sento. Non quella che la città mi impone.
Mi auguro di essere capace di andare a cento all’ora quando necessario, ma anche di rallentare e godere della città come se fosse un bellissimo quadro su cui posso soffermarmi quanto voglio. Perché in fondo, come dice Linus, l’aria e la luce di New York sono il motivo che mi fanno mancare la città quando sono lontana.
Mi auguro, in poche parole, di diventare una newyorkese navigata. Una di quelle che il destino lo scelgono da se’. Una di quelle che sa dove si trova il tasto slow motion. E sa anche quando premerlo.
BUON 2016 A TUTTI!
New York a volte potrebbe sembrare una città dove tutto si trova in sovrabbondanza, ma questa è l'America ! Dove tutto è caotico, tutti corrono e il traffico specialmente alle 5p.m. è congestionato. Ma New York a differenza ti fa sognare, ti eccita facendoti toccare livelli di adrenalina altissimi. E' qui dove trovi tutto e tutti i popoli accumunati dall'ideale di affermazione. Il taxista pakistano spera di riuscira a riscattare un'auto tutta sua; il giovane ballerino spera invece, di diventare una stella a Broadway. Il professionista vuole invece fare soldi, tanti soldi. questo è il sogno di tanti che arrivano a N.Y e anche se la città è molto cara, si può sopravvivere con pochi dollari, se le aspettative si riescono a ridimensionare. E' proprio come dice l'autrice dell'articolo, New York sa sempre come farti sentire la sua mancanza, anche quando hai speso parecchi $$$ per due uova, ma gustate con una sensazione unica.. quella di essere nella capitale più bella del mondo! M.P.P.
Eh si hai proprio ragione! L’unica città al mondo a cui proprio non si riesce a fare a meno!
Io lo dico sempre, per me arrivare a New York è una sensazione strana. Come un bambino che torna alle origini. Città’ esagerata ma friendly ti trovi a tuo agio è una sensazione unica e mai provata in altre parti. New York è New York
La prima volta che sono atterrata a New York c’era un meraviglioso odore di biscotti appena sfornati (che poi ho scoperto essere l’odore dei Pretzel delle bancarelle, ma vabe) – l’ho votata a mia città natale dopo due secondi.