Disclaimer: questo post e’ molto triste e molto personale.
Tutti sappiamo benissimo quali sono le gioie del vivere all’estero. O meglio, ricevo costantemente email di persone che vorrebbero vivere all’estero perche molto spesso noi blogger indoriamo la pillola e facciamo sembrare che tutto sia rosa e fiori e che la vita all’estero sia indenne da dolori, malattie, hey, persino la morte. All’estero si diventa invincibili.
C’e’ pero’ che nessuno ti dice che quando vivi lontano da casa (e lontano intendo a seimila chilometri di distanza come me, o anche a un’ora d’aereo, la distanza molto spesso e’ relativa in questo caso) tieni sempre il cellulare acceso anche di notte, perche sai che quel messaggio o quella chiamata delle 4 di mattina da un numero +39 non porta a nulla di buono (certo a meno che i vostri cari dopo sette anni non si siano ancora abituati al fatto che sono sei ore indietro.)
Dicevo. Quella chiamata. Quella che ho ricevuto stamattina dai miei cari, squarciando in due la teoria che all’estero si diventa invincibili e niente o nessuno puo intaccarci. Ebbene no, la morte arriva anche all’estero. E quando arriva e’ come se arrivasse con il rimbombo, con la forza dei mille uragani che nel frattempo ha raccolto percorrendo l’Atlantico. Ebbene, stamattina e’ venuto a mancare il mio caro nonno. E io ora sono qui, ad aspettare un aereo che ci mettera’ nove ore a portarmi a “casa,” con la consapevolezza di trovare una “casa” un po’ piu’ vuota. E soprattutto con la consapevolezza che non ho potuto salutarlo. Che non ce l’ho fatta. Perche vivo all’estero. Perche vivo lontana.
Non ho pratiche burocratiche da sistemare per il funerale, non ho nonna da abbracciare, mamma da sostenere o papa’ con cui parlare — quella parte arriva domani. Ora sono solo io, con niente a distogliermi la mente, solo io a riguardare i bellissimi ricordi che mi sono stati lasciati. Li spolvero, con cura, come vecchie fotografie, sorrido con gli occhi lucidi, li rimetto in ordine, li accarezzo col pensiero, li ripongo in una scatolina dorata che nascondo in un angolo del mio cuore e che rimarra’ li per sempre, pronta per essere ripresa in mano quando e quante volte voglia.
E mi sorprendo, perche mi trovo a scrivere un post di questo tipo. Io. Che sono sempre ottimista. Che sono sempre molto riservata quando si tratta di parlare di dolore. e invece eccomi qua, a condividere i miei pensieri con qualcuno che mi legge nell’etere. Perche si, in prima battuta sto affrontando questa cosa senza i miei cari attorno. E mentre conto i minuti che mi separano dall’atterraggio milanese, devo parlare con qualcuno che sia fuori dalla mia testa.
Adoro vivere a New York. Ma questa cosa del vivere all’estero, al momento, proprio la odio con tutta me stessa.
Forza, tra poco riabbraccerai la tua famiglia. A poco a poco il dolore lascerà spazio ai ricordi di tutto il bene che il tuo nonno ti ha regalato! Ti abbraccio!
Sei stata fortunata ad avere un nonno che ti ha voluto bene,il corpo è solo un’involucro, la sua anima sarà sempre vicino a te. Ti abbraccio.
Ciao Cristina. Io vivo a Madrid da 4 anni. È vero non sono a 9 ore di volo dall’Italia, ma comunque non posso tornare a casa ogni volta che vorrei e continuo a chiedermi se ho fatto la scelta giusta o dovrei tornare… Ti chiedi mai se sia giusto rimanere o sia meglio tornare in Italia? Un abbraccio, Valentina
Ciao Valentina, si, me lo chiedo sempre e in continuazione. Non e’ una scelta facile. E un indomani vorrei avvicinarmi all’Italia, quello si. Devi solo pensare al fatto che hai fatto delle scelte, dettate dal lavoro, dall’amore o da qualsiasi sia stata la ragione. E se nel caso in cui ritornassi indietro rifaresti le stesse scelte, allora non puoi recriminarti nulla. Buona Madrid!