Quando ancora frequentavo il liceo (ormai anni luce fa), la fauna tardoadolescenziale dell’epoca si divideva in principalmente tre gruppi: i finti punk — che si facevano le canne prima di entrare in classe, leggevano “I ragazzi dello zoo di Berlino” durante le lezioni, ascoltavano i Clash e i Sex Pistol e, di nascosto, quando capitava, i Green Day –, i tamarri — quelli che avevano le Buffalo che, insieme alla cresta, li facevano sembrare piu’ alti di venti centimetri, cosi’ cuccavano meglio il sabato pomeriggio in discoteca — e, infine, gli sfigati — quelli che, e’ stato scientificamente provato, e in barba a tutti gli insulti che si sono presi a loro tempo, a distanza di dieci anni sono gli unici ad avere un salario a sei cifre.
Essendo che il mio conto in banca ancora piange miseria, e che non mi sono mai piaciute moltissimo le discoteche del sabato pomeriggio, potete ben immaginarvi in che gruppo mi sentivo piu’ a mio agio (a parte che, no, mamma, non mi facevo le canne prima di entrare in classe).
Come tutti i miei coetanei che facevano i finti intellettuali punkettoni, leggevano solo libri che non venivano consigliati dai professori, e ascoltava “rumore, questo e’ rumore, non e’ musica”, anche io avevo un debole per i Green Day. Sono pure andata al loro concerto durante i primi anni di universita’.
Ebbene, quando mi sono stati regalati due biglietti per lo spettacolo di Broadway “American Idiot”, nell’unica settimana in cui Billie Joe Amstrong (cantante del suddetto gruppo) faceva parte del cast, il mio spirito ribelle e’ tornato a galla. Come potevo mancare ad un evento che sembrava essere la versione tardoadolescenziale di Mama Mia?
Rispolverati i vecchi vestiti trasandati di fine anni Novanta, con un trucco Smoky Eyes che a fine serata, inevitabilmente, ti fanno sembrare come una che si e’ presa due pugni in faccia, e tutte le canzoni di American Idiot nelle orecchie, mi sono avviata verso il teatro di Broadway in cui davano lo spettacolo.
Il mio entusiasmo un poco e’ sceso quando ho visto che la maggior parte del pubblico era costituita dalla fotocopia americana di me a 16 anni — e rigorosamente accompagnati dai genitori. Ancora peggio e’ stato constatare che la prima parte dello spettacolo era abbastanza noiosa, e molto simile ad un gruppo di scalmanati che si dimenavano sul palco, facendo cover di quelle che una volta erano belle canzoni dei Green Day.
Pero’ — c’e’ un pero’ — cosi come la critica aveva preannunciato, una volta uscito lui, Billie Joe, sul palco, tutto e’ cambiato, e io stessa sono passata dall’essere “ventisettenne ridicola alla ricerca della tardoadolescenzialita’ perduta e mai piu’ ritrovabile” a “sedicenne in pieno trip di caffeina”. L’energia che l’intero show ha trasmesso e’ a dir poco inenarrabile, e alla fine dello spettacolo ero letteralmente senza parole (e sapete bene tutti quanto sia difficile farmi rimanere senza parole).
Be’, che c’entra questo con un blog su New York? C’entra eccome: il succo del discorso vuole essere un consiglio spassionato per tutti coloro che vorrebbero andare a vedere uno spettacolo di Broadway durante la loro permanenza nella Grande Mela e sono indecisi su cosa scegliere. Premettiamo che ogni show e’ magico, e ogni scenografia vi lascera’ a bocca aperta. Ma se siete alla ricerca dell’Esperienza per antonomasia, prediligete uno spettacolo che sentite piu’ affine a voi, e che abbia qualcosa in comune con la vostra vita. Magari siete cresciuti a pane e Abba, e allora Mama Mia vi fara’ emozionare come non mai. O forse fate parte di quella generazione che e’ rimasta traumatizzata dal momento in cui il papa’ di Simba muore (pezzo del film che tra l’altro mandavate sempre avanti in FFW), e quindi non potete perdervi il Re Leone. O ancora, chissa’ non siate dei fanatici della Famiglia Addams, e della canzoncina con schiocco di dita finale: e anche in questo caso c’e’ lo show che fa per voi. O, infine, magari avete studiato Il Mercante di Venezia all’universita’ (e un po’ l’avete odiato…) o l’Amleto (che non avete completamente capito…), ma chissa’ che Al Pacino o Jude Law non siano capaci di farvi cambiare idea.
Qualsiasi cosa facciate, lasciatevi guidare dal cuore, e comprate i biglietti dello spettacolo a cui vi sentite piu’ vicini emotivamente. Non per quello che costa di meno. Non per quello che vanno a vedere tutti. Non per quello che l’amico dell’amico vi ha raccomandato. No. Ritornate adolescenti, ritornate bambini, e pensate per un attimo a cosa un ipotetico voi stesso/a di sedici o dieci anni sceglierebbe. Aggiungetevi magari la possibilita’ di vedere da vicinissimo e dal vivo qualche celebrita’ o attore famoso, e il gioco e’ fatto: qualsiasi Broadway Show diventera’ una pura esplosione di emozioni.
Durante le mie perigrinazioni newyorkesi, ho potuto assistere a The Chorus Line, Mamma mia, West Side Story.
La prima cosa che colpisce e l’elevato standard degli artisti. E’ risaputo che negli States s’insegna l’arte del canto, ballo e recitazione fin dalle scuole superiori, se non erro si chiamano School of Performing Arts, e quindi mentre a noi sembra che formiamo “talenti” solo tramite Amici di Maria, XFactor, e chi più ne ha più ne metta, anche se poi non è proprio vero, ma i corsi seri il più delle volte rimangono nell’anonimato, loro fin dai adolescenti, hanno scuole dedicate e i risultati si vedono.
I musical americani hanno quindi una qualità molto alta, scenografie coinvolgenti, e questo giustifica il loro costo elevato, anche se, ho un paio di siti di fiducia dal quale prendo ticket scontati anche più del 50%, basta appostarsi al momento giusto. Per fare un esempio io e mia moglie abbiamo visto Mamma Mia in piena platea (Orchestra) centrale, settima fila a 50 euro a biglietto, vi posso assicurare che è un prezzone!!
Ad ogni modo, trascorri un paio di ore lasciandoti coinvolgere dalla musica, rigorosamente suonata dal vivo, dalla buona recitazione, canto, ballo, e per esempio, nel caso di Mamma Mia, dopo lo spettacolo si chiude con altri 20 minuti di Abba remix dove tutto il teatro e dico tutto, balla come se fossimo ad un rave party!!
Chorus Line, invece racconta, con una colonna sonora bellissima, cosa affrontano questi ragazzi ad ogni audizione, fantastico.
Io avevo visto tempo fa il film con Micheal Douglas, ma il musical è meglio, molto meglio, è un pò fuori dai soliti “gettonati”, ma se volete appassionarvi ad una audizione di ballerini della chorus line (la linea del coro), andate a vederlo, non ve ne pentirete.
Farete il tifo per loro e spererete fino alla fine che li prendando tutti!!
Di Mamma Mia non aggiungo altro, visto che è strafamoso, West Side Story, è un classico, musiche bellissime, la scenografie sono molto realistiche e canzoni che appartengono alla storia dell’umanità, se come me avete amato il film, beh andate a vedere dove è nato l’originale.
Non vi fate spaventare dalla lingua, vi basta conoscere la trama, se il vostro inglese non è buono, e quelle le trovate anche su internet.
Sorry per la lunghezza del commento, ma forse può essere utile a qualcuno che vuole andare a vedere le vere luci di Broadway!!
EVVIVA LA MAGIA DI “MARY POPPINS”!!!!
ANCORA GRAZIE CRI
e allora quest’anno giù con l’inglese che il prossimo anno ci voglio provare, che mi sa che ai livelli di de pen is on de teibol ci capirei poco….
Io ho visto Mary Poppins (andatelo a vedere perchè le scenografie sono strepitose!!) Mamma mia (scenografie non straordinarie ma canzoni super-coinvolgenti!) e poi una vera e propria chicca: “PROMISES, PROMISES” con Jack di Will e Grace e Kristin Chenoweth star di Broadway(scenografie, musiche di Bacharach e attori di prima classe…FANTASTICO!! Andatelo a vedere perchè chiuderà i battenti a Gennaio 2011!!)
La prossima volta che verrò a NY voglio vedere Wicked e The lion King.
Salve ragazzi, vi ho inviato una mail, spero l’abbiate ricevuta. State facendo un ottimo lavoro.
A parte il quotare tutto ciò che ha scritto Gianluca,io andrei a vedere Frankestein Jr. ma sembra che quando capito io a New York,dicembre prossimo,la compagnia scappa sempre da altre parti come per giugno dell’anno scorso,maledetti loro….
Grande Paolo, mi sa che ci vado pure io come torno a NYC, se intanto sei a Roma, e vuoi vedere la versione italiana, la compagnia teatrale amatoriale di cui fa parte mia moglie, e a cui do una mano come bassa manovalanza anche io, va in scena questa domenica!!
Frankenstein Junior è un cult, e da quanto ho visto nel trailer del musical, sono stati fedelissimi al mitico film di Mel Brooks, pensa che per truccare la nostra “creatura”, lo scorso hanno presi i trucchi, i cervelli, parrucche, proprio a NYC, in un negozio fichissimo poco sopra Soho, mai visto nulla del genere quì, e lo stesso negozio ho saputo che rifornisce anche i diversi spettacoli di Broadway.
Certo noi siamo un pò “alla volemose bene”, ma vado molto fiero della macchina per rianimare “la creatura”, che ho realizzato con lampade al plasma ahahahahah….
Cmq se interessa http://digilander.libero.it/compagniailfaro
Cristina, Luca, siete invitati pure voi ovviamente, anche se la vedo un pò distante….vabbè vi mando il DVD :-)))
Gianluca,ma non è che ci siamo anche scritti sul forum di USA on the road??Sei l’amico di Panda?
Peccato per Roma abito più o meno a 600km e mi viene difficile essere lì,ma mai dire mai….
Una puntualizzazione per l’autrice del bellissimo articolo. L’anno luce non indica un lasso temporale ma spaziale.
Scrivere “Quando ancora frequentavo il liceo (ormai anni luce fa)”, e’ come dire “Quando ancora frequentavo il liceo (ormai diversi milioni di km fa).
😉
@Renato Grazie per la precisazione 🙂 In effetti, se pensiamo alla vita come ad un percorso, erano davvero milioni di km fa! 😀
eh eh …pensandoci bene, hai ragione 😉