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Da quel momento la fantasia creativa di Kirby non conobbe limiti, creando o collaborando alla creazione di personaggi come Thor, Iron Man, i primi X-Men, Silver Surfer e Hulk. In breve la Marvel fu soprannominata “la casa delle idee”. Kirby era già un maestro, ma divenne un vero e proprio guru, distruggendo le vecchie pose legnose dei fumetti per sostituirle con fluidità e rapidità da film; per la prima volta le figure cominciarono addirittura a sbordare dalla pagina.
In “Kill Bill” di Quentin Tarantino, il protagonista si lancia in un ardito monologo sui fumetti e le loro implicazioni filosofiche: “Superman non diventa Superman, Superman è nato Superman”, afferma Bill paragonando il supereroe in calzamaglia con i suoi successori. Beh, l’ aspetto umano dei successori di Superman è tutto dovuto a Kirby: la potenza sovrumana non è più assoluta, ma è inestricabilmente legata alle debolezze umane.
Poi, come sempre, cominciò la parabola discendente: entrato in conflitto con Stan Lee, che gli rubava la scena, lasciò la Marvel. Negli anni ’70 si trasferì alla DC, portando con se il Quarto Mondo, una complicata mitologia di eroi e personaggi postmoderni. Ma questa volta Kirby aveva anticipato troppo i tempi: il pubblico non capì e il Quarto Mondo durò soltanto tre anni, anche se alcuni affermano abbia avuto ripercussioni artistiche negli anni ’80, in particolare nella saga di Guerre Stellari.
Nonostante il tentativo di trasferirsi nel cinema, la decadenza continuò, fino a metà degli anni ’90, quando Kirby morì. Ma la sua eredità è, senza dubbio, la più importante della storia del fumetto e The Avengers, basato su una storia da lui coprodotta, ne è ancora oggi la testimonianza.
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