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Odissea Moderna: Marco trovera’ la sua chitarra?

15 Settembre 2010 di Cristina 2 commenti

Ecco a voi il secondo racconto del nostro avventuriero urbano: questa volta Marco ci racconta (in due puntate) il suo viaggio newyorkese alla ricerca del suo Sacro Graal musicale!

Volete entrare anche voi a far parte della nostra Odissea newyorkese? Vi sentite dei moderni Ulisse con le scarpe da ginnastica? Mandateci i vostri racconti a info@inewyork.it! Non vediamo l’ora di pubblicarli!

[continua da qui]

Da 30TH STREET GUITARS (che con gran fantasia si trova sulla trentesima strada, tra la ottava e la settima) ritrovo quell’aria decisamente accogliente di Ludlow. Negozio carino e ben ordinato, non troppo grande, ma con un discreto angolo liuteria e con una bella saletta per provare gli strumenti. Anche qui trovo una Telecaster da provare, che viene sacrificata in mio onore con un bellissimo Fender Twin, su un divanetto color rosso, di fronte alla vetrina degli effetti a pedale e con mille scuse da parte del commesso per non avermi potuto far accomodare nella sala prove, già occupata da un altro cliente. La chitarra è piacevole, anche se non mi convince pienamente. Passo senza esitazioni alla domanda trabocchetto sulle tasse per l’importazione. Il commesso, che tradisce un’indubbia origine italiana (quantomeno vista la risposta!), mi informa che non è possibile non pagare le tasse, che lui non rilascia alcun tipo di dichiarazione ma che, se dovessi acquistare in contanti e non con carta di credito, al pagamento delle tasse penserebbe direttamente lui senza addebitarmele. In Italia questa frase l’ho già sentita altre volte! Saluto rassicurando che, nel caso, sarei ritornato contante alla mano.

Continuo la peregrinazione, “in casa”, nel quartiere di Chelsea che mi ha ospitato durante il mio soggiorno. Sulla 23esima, tra la settima e l’ottava CHELSEA GUITARS offre poca scelta in un ambiente ristretto e con personale poco gentile. Decisamente da evitare.

Triste e sconsolato mi dirigo verso quella che sarà l’ultima tappa: SAM HASH (48esima tra la sesta e la settima). Meraviglioso ed enorme, suddiviso in tre negozi contigui (fiati e spartiti – chitarre e bassi – batterie e percussioni) SAM HASH offre un’atmosfera decisamente particolare. Le chitarre, suddivise per marche, vengono esposte all’interno di salette (direi quasi loculi) ricavate nel corridoio principale del negozio. Non trovo, purtroppo, nessuna Telecaster mancina a prezzi abbordabili e decido quindi di entrare nella sezione fiati e spartiti (dall’altro lato della strada), dove mi inebrio di una quantità spropositata di metodi didattici, partiture di tutti i generi e trascrizioni varie. Decido quindi di sfidare la sorte alla ricerca di una partitura del mitico Kirk Franklin (ditemi che non lo conoscete!). Dopo aver passato in rassegna tutte le rastrelliere, aver chiesto alla commessa di verificare (pensando scioccamente che avrebbe controllato sul computer e non passando nuovamente in rassegna tutte le rastrelliere), vengo dirottato dalla stessa, con grande generosità, verso il vicino COLONY (49esima strada) dove la mia ricerca potrebbe avere buon esito. Mi incammino sconsolato, timidamente entro e mi ritrovo catapultato nel miglior negozio di spartiti musicali che abbia mai visto in tutta la mia vita (…sono anziano e ho visitato molti negozi!). Non riesco a trattenermi e, in poco più di una ventina di minuti, divoro uno scaffale dietro l’altro, notando, tra gli altri, un fantastico greatest hits degli Steely Dan (perché non l’ho comprato?), l’opera omnia di John Mayer, tutto il rock possibile ed immaginabile, una marea di partiture pop e un’infinita di artisti a me completamente ignoti. La mia ricerca termina quando, inebriato da tanta “carta stampata con i pallini” scorgo il mitico The rebirth of Kirk Franklyn, divenuto oggetto della mia ricerca, dopo la miracolosa guarigione dalla GAS avvenuta sulla via Damasco o meglio da Dallas BBQ (grazie ancora Luca e Cristina!).

Soddisfatto e con il mio neo acquisto in mano (tralasciando tutti gli altri acquisti fatti nei sopraccitati negozi, che per pudore non ho menzionato) mi accorgo che l’ora di rientrare a casa in quel di Chelsea è giunta e, con mio sommo dispiacere, noto che anche la vacanza volge al termine.

Nella mia lista c’erano ancora almeno una decina di negozi, tralasciando tutti quelli di dischi, alcuni dei quali ho potuto apprezzare solo di sfuggita (a proposito, fate un salto da GENERATION RECORDS al 210 di Thompson Street) e una miriade di locali di musica dal vivo. Evidentemente la missione non può considerarsi conclusa, vivere l’atmosfera musicale della città è impresa davvero ardua e New York merita un’ulteriore visita, molto più approfondita e più lunga. Purtroppo per il momento non è possibile, devo rientrare… I’m leavin’ on a jet plane / Don’t know when I’ll be back again / Oh babe, I hate to go (J. Denver).

Marco “John” Dieni, giurista e musicista, attraversa i continenti alla ricerca della chitarra perfetta.

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Interazioni del lettore

Commenti

  1. Paolo

    16 Settembre 2010 alle 06:40

    Non pensavo che un chitarrista potesse essere appassionato di musica Gospel.

    Comunque,in tutto questo tour degli strumenti sei riuscito anche a dare un occhio alle batterie e piatti in generale?Se hai notato dei buoni affari,soprattutto su rullanti e piatti,grazie!

  2. Marco

    21 Settembre 2010 alle 08:27

    Ciao Paolo…

    Ebbene sì, anche noi chitarristi a volte amiamo la bella musica 😛

    Purtroppo non mi interesso molto di batterie, non ho guardato… comunque Sam Hash aveva una parte del negozio interamente dedicata alle batterie… proprio di fronte all’entrata per la parte delle chitarre…

    …la prossima volta prometto che guarderò anche le batterie…. 🙂

    Ciao…
    M.

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Cristina: una 9to5-er. Una professionista nel mondo del marketing e comunicazione. Una viaggiatrice linguista. Una sognatrice accanita che crede ancora nelle favole. Eternamente impaziente. In breve: un’italiana a New York che cerca in continuazione di vedere il lato magico nella vita di tutti i giorni.

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