A New York si cammina tanto: se avete visitato la città, sapete che ogni giorno comporta una piccola maratona, che alla sera vi regala una stanchezza unita a un grande senso si soddisfazione. Da anni mi affido alle mie amate mizuno (*), le uniche scarpe che mi permettono di attraversare avenue e quartieri, senza farmi piangere una volta arrivato a casa. Considerando che utilizzo le stesse calzature per correre, il deterioramento è veloce e qualsiasi esperto podista inorridirebbe nel vedere le condizioni in cui riduco gli strumenti del mestiere.
In genere, una volta giunte al capolinea, le mizuno finisco alla raccolta della Caritas o dell’Esercito della Salvezza: qualcuno forse le userà ancora per un po’. Eppure in questi giorni il mio Mr. Hyde mi sta stuzzicando e mi spinge verso lo shoefiti: che sarebbe? La pratica urbana (molto newyorchese) di legare insieme le scarpe e poi scagliarle su fili dell’alta tensione o pali della luce.
Mi sono informato sia su internet, sia con conoscenti circa l’origine della pratica: alcuni affermano con certezza che sia un segnale per indicare lo spaccio di droga, o semplicemente una zona controllata da una gang; altri ci vedono invece una vera espressione artistica, da cui la parola: shoe+graffiti.
In questo momento sono ancora indeciso, non tanto perché abbia rimorsi di coscienza, quanto perché non sono certo di andare a segno al primo colpo e ho paura che qualche vero shoefitista mi veda armeggiare come Fantozzi. Voi che dite, ci provo?
(*) Signor Mizuno, la pubblicità è gratis, ma un paio di Wave Strider sarebbero molto gradite.
Scrivete a tommaso-at-ditourviaggi.com se volete contattare l’autore di questo articolo.
vai vai! prova! 🙂 una delle prime cose che farò a NY quando avrò la carta verde (oltre a tornare da Shake Shack) sarà proprio tale pratica 🙂