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New York: le piccole differenze

1 Settembre 2012 di Cristina 2 commenti

La maggior parte dei turisti italiani in visita a New York ammette di trovare la città familiare, quasi già vista, attraverso le migliaia di immagini di film e telefilm che l’hanno ritratta in ogni suo aspetto. In parte sono d’accordo con quest’impressione, che vede molti scorci talmente accoglienti, da sembrare parte di un disegno ben stabilito per mettere a proprio agio il viaggiatore. Eppure negli ultimi tempi penso continuamente a uno dei dialoghi iniziali di Pulp Fiction, quello tra John Travolta e Samuel L. Jackson, sulle differenze tra Vecchio e Nuovo Mondo:

John Travolta: “…lo sai qual è la cosa più divertente dell’Europa?”
Samuel L. Jackson: “Qual è?”
John Travolta: “Sono le piccole differenze. Voglio dire, laggiù hanno la stessa merda che abbiamo noi, ma solo… solo che lì è un po’ diverso.”

Parlo proprio delle piccole discrepanze tra la quotidianità statunitense e quella europea, che si colgono soltanto dopo qualche tempo di permanenza a New York. Non mi riferisco ai luoghi comuni del genere grassi-magri, canottiera-maglietta, baseball-calcio, ma a quelle sfumature all’apparenza insignificanti che però, se osservate attentamente, rivelano quanto un oceano possa fare la differenza. Eccone alcune:

1) A New York puoi andare in banca e, nell’attesa che si liberi lo sportello, bere una tazza di caffè dal bricco a disposizione dei clienti.

2) Nelle piscine pubbliche di New York è obbligatorio avere un lucchetto, ma non la cuffia.

3) Nei parchi e anche per le strade della città si vede gente che cammina a piedi nudi, anche su terreni che schiferebbero una capra.

4) Il timore dell’autorità e delle regole è costante e sembra che tutto sia monitorato, eppure sono stato personalmente sul bar del tetto di un grattacielo, mentre il locale era chiuso e nessuno mi poteva controllare.

5) Guai ad alzare la voce con un rappresentante dello Stato, pena l’asserto (o peggio); eppure il tono di voce medio americano supera sempre e comunque i 100 decibel, anche nelle conversazioni normali.

Nessuna di queste osservazioni esprime un giudizio positivo o negativo nei confronti dell’Europa o degli Stati Uniti, ma solo una considerazione sul motivo per cui mi piace viaggiare: perché rivela chiaramente quanto le cose possano essere fatte in modo diverso, né peggiore, né migliore, semplicemente differente, rispetto a quello a cui siamo stati abituati fin da piccoli.

Sempre e comunque Empire State of Mind!

Scrivete a tommaso-at-ditourviaggi.com se volete contattare l’autore di questo articolo.

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Interazioni del lettore

Commenti

  1. viaggiatrice89

    5 Settembre 2012 alle 16:04

    questi americani sono proprio strani, a volte….

  2. Danilo

    30 Aprile 2013 alle 12:16

    Interessante evidenziare queste cose all’apparenza insignificanti, ma che FANNO le differenze tra le diverse culture. Nessuno mi toglie dalla testa, però, che il modo sfacciato e a volte esagerato che hanno gli americani in quasi tutti gli ambiti della vita, sia assolutamente più produttivo e che fa degli Stati Uniti un paese unico, nonostante le tante contraddizioni che vivono.
    Danilo

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Benvenuti

Cristina: una 9to5-er. Una professionista nel mondo del marketing e comunicazione. Una viaggiatrice linguista. Una sognatrice accanita che crede ancora nelle favole. Eternamente impaziente. In breve: un’italiana a New York che cerca in continuazione di vedere il lato magico nella vita di tutti i giorni.

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