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New York e l’Alcol

8 Dicembre 2010 di Cristina 6 commenti

Scrivendo l’articolo di ieri relativo ai Babbi Natale ubriachi marci che si vedranno presto girare per la citta’, oggi non ho potuto fare a meno di pensare all’alcol, e a quanto nella citta’ di New York sfondarsi a suon di birre e di shot di Jameson sia pressoche’ la normalita’ per moltissimi giovani.

Ora, tenete conto che una citta’ come New York e’ riuscita a trasformare una totale astemia come me in una persona che inizia ad apprezzare le gioie del vino. Dopo aver passato i primi due anni a rifiutare i bicchieri di spumante offerti dal mio capo durante orario lavorativo, specificatamente ogni venerdi pomeriggio; altrettanti anni ad uscire con spugne irlandesi che si sparavano 16 birre in una nottata, mentre io se andavo oltre la seconda Coca Cola era un traguardo; dopo la stessa quantita’ di tempo passata ad essere l’unica che ordina il caffe’ anziche un Mimosa durante il brunch, ci deve essere stato un momento cruciale nella mia vita newyorkese in cui ho pensato: “ma si’, alcolizziamoci”.

Ovviamente il cambiamento non e’ avvenuto da un giorno all’altro. E sempre ovviamente, sono passata dall’essere brilla con un sorso di birra a essere brilla con tre sorsi di birra (si, lo so, sono comunque ridicola.) Eppure quando la mia capa ora mi guarda con lo sguardo fiero di chi si compiace con se stessa per avere insegnato a suo figlio ad andare in bicicletta mentre mi offre il solito bicchiere di spumante — che ho iniziato ad accettare — la mia mente non puo’ fare a meno di pensare a come cio’ sia potuto succedere. A come sia possibile che New York abbia cambiato la mia indole astemia (perche’ mi rifiuto di credere alla fatidica frase : “No, ma poi piu’ ti avvicini ai 30 piu’ inizi ad apprezzare il vino”. Perche’ io NON, e sottolineo NON, mi sto avvicinando ai trenta!)

Beh, la verita’ e’ che, e’ l’ora di dirlo, a New York il bere e’ considerato un passatempo socialmente accettato. Dal giovedi alla domenica pomeriggio e’ infatti possibile incontrare svariati individui nel bel mezzo delle varie fasi dell’ubriacatura: ancora con un bicchiere pieno in mano, con un bicchiere vuoto in mano, un po’ brilli, un po’ piu’ di brilli, allegrotti, spensierati e ridaroli, tristi e quasi aggressivi, vomitanti e svenuti nelle siepi.

Detta cosi’ New York appare come IL luogo di perdizione per antonomasia — ma in verita’ non e’ cosi. Cosi’ come in tutte le culture anglosassoni, il fine settimana e’ celebrato nei bar, dove si ritrovano persone appartenenti a diversissime classi sociali, che si confrontano da “pari” davanti ad un bicchiere di vino.

Ora, all’occhio italiano questo eccesso di lascivismo potrebbe non andare troppo a genio — e gli americani potrebbero apparire come un popolo di grandi ubriaconi.

In verita’, l’alcol a New York e’ utilizzato per abbattere quelle barriere di cemento che la citta’ riesce a costruire tra le persone, entrando in un mondo fatato e per sognare, dove esiste solo l’uguaglianza tra gli uomini, e un senso di rilassatessa non facile da raggiungere senza il piccolo aiutino della pozione magica. E cosi’ la gente inizia a parlare delle proprie vite private, dei fidanzati che non sono proprio cosi’ perfetti, di cosa avrebbero voluto fare da grandi, del loro capo che odiano, della ragazza di cui sono segretamente innamorati. Con l’alcol i newyorkesi diventano improvvisamente normali, umani, veri — anche un po’ piu’ simpatici.

E forse e’ proprio l’effetto magico delle bevande che ha spinto una recente campagna contro l’alcol a indirizzare tutti i suoi sforzi di comunicazione non verso l’astinenza e il falso moralismo, ma verso una soluzione piu’ pratica e, a mio avviso anche piu’ sicura: garantire che le persone ubriache fradice non prendano la macchina per tornare a casa, ma si affidino ai taxi, o addirittura alla nuova carta di credito, gia’ caricata con $25 e co-sponsorizzata da Sean “Diddy” Combs, che verra’ accettata dai taxi, e tutti i principali mezzi di trasporto newyorkesi, compresa la LIRR, la subway, NJ Transit o la Path.


Forse cosi pero’ e’ un po’ eccessivo. Forse la campagna dovrebbe concentrarsi di piu’ sul concetto di “bere moderatamente”, anziche’ cercare di tamponare il problema con soluzioni pensate assolutamente ad hoc, ma di contenimento anziche’ di prevenzione. Come al solito l’animo italiano e l’animo americano fanno a pugni.

Sta di fatto che, nel caso decidiate di far parte anche voi della schiera dei brilli manatthiani, il sito www.youthemannyc.org vi potra’ aiutare a trovare un modo per tornare a casa sani e salvi (con tanto di applicazione da scaricare sull’iPhone), e le carte di credito precaricate saranno distribuite a Brooklyn questo Sabato, 11 Dicembre, nel Bronx sabato prossimo, 18 Dicembre, e infine a Manhattan il 31 Dicembre (location ancora da definire e annunciare sul sito).

Per maggiori informazioni, e test della sobrieta’: www.youthemannyc.org.

Photo Credits: dianebondareff on Flickr

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Commenti

  1. Iki86

    8 Dicembre 2010 alle 12:48

    beh, guarda, non è così strano, o così malvagio come modo di vivere l’alcool..
    Parlo per esperienza personale, a torino invece la moda dell’aperitivo esplosa negli ultimi anni ha quasi diviso ancora di più le classi sociali, nel senso che chi ha i soldi va dove un aperitivo normalissimo può costare anche oltre i 30 euro, e se vai dove costa poco sei uno sfigato, sei un “mozzone”… questa è la mentalità che ho purtroppo riscontrato in torino, poi magari in altre città non è così, ma a mia vista la mentalità americana che hai descritto, è molto più “sana e bella” di quella che trovo qui tutti i fine settimana.
    E poi anche la campagna è una cosa molto più utile di quelle presenti in italia, qui per combattere l’alcool hanno fatto leggi solo per vietare di servirlo dopo le 2 di notte, con l’unico risultato di avere gente ubriaca all’1 invece che alle 3, o al limite gente che alle 2 meno dieci minuti ordina 3 cocktail tutti in una volta sola, e abbassare ulteriormente i limiti già imbarazzanti per la guida, che si, può essere un incentivo a non bere, ma stiamo parlando di limiti che non ti consentono neanche di bere SOLO l’amaro dopo il caffè, o anche solo di mangiare 3 mon chery di fila, perchè sei già fuori…
    Poi il mio sarà un discorso impopolare, ma a me pare che nella mentalità americana ci sia un’apertura più positiva a questo tipo di passatempo, e sarò io che sto iniziando a detestare la classe politica italiana, e forse parto prevenuto, ma mi pare che più che trovare un vero rimedio al problema “alcool” le leggi siano volte maggiormente all’unico scopo di fare più multe e fare cassa.

  2. Iki86

    8 Dicembre 2010 alle 12:49

    ps. quando mi prende lo schizzo non mi fermo più!!… cmq bellissimi gli ultimi articoli, utili e interessanti come sempre!!!
    grandi!!

  3. Cosmopolita in evoluzione

    9 Dicembre 2010 alle 13:36

    Sono pienamente d’accordo con Iki. In Italia il problema dell’alcool e gestito male. Io vedo ogni fine settimana orde di ragazzi ubriachi solo perché hanno perso la capacità di relazionarsi e divertirsi in modo sano, qui ormai si beve fino a non capire niente non per abbattere le barriere. E lo Stato non fa altro che guadagnarci sopra e al diavolo tutti quanti!!

  4. Cosmopolita in evoluzione

    9 Dicembre 2010 alle 16:27

    Scusate l’errore d’ortografia. L’ho scritto di getto e non ho controllato prima di postare.

  5. martingalla

    9 Dicembre 2010 alle 16:37

    vorrei un po’ di alcol da bere ma non ho bocca
    vorrei un aperitivo ma non ho cibo
    vorrei stordirmi ma non ho cervello
    vorrei un capo che mi dia dello spumante ma non ho lavoro
    vorrei metabolizzare l’alcol ma non ho fegato
    vorrei tornare a casa in taxi ma non ho dimora
    non ho barriere di cemento da abbattere…vivo in campagna
    basta poco x resistere alle tentazioni

  6. Frullino

    2 Gennaio 2011 alle 13:23

    Aggiornate un po’!!!!!!!!! :(((((

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Cristina: una 9to5-er. Una professionista nel mondo del marketing e comunicazione. Una viaggiatrice linguista. Una sognatrice accanita che crede ancora nelle favole. Eternamente impaziente. In breve: un’italiana a New York che cerca in continuazione di vedere il lato magico nella vita di tutti i giorni.

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