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Nati con la camicia (I parte)

11 Aprile 2012 di Cristina 2 commenti

Oggi vi presentiamo Raen e Giampietro, due ragazzi italiani che da un anno sono soci del progetto “Nati con la camicia”, un marchio di accessori il cui punto di forza è un portafoglio da tasca a forma di polsino di camicia, confezionato rigorosamente in Italia con stoffe di scarto.

Dopo un anno in Italia con il piede sempre sull’acceleratore, Raen e Giampietro riescono a guadagnarsi alcune interviste su blog e riviste tra cui Vogue, Glamour ed Elle, un contratto con Yoox e uno con Coin. Con un Pitti alle spalle e una lettera di presentazione di Elio Fiorucci, arriva la partenza per New York. Ecco cosa ci hanno raccontato del loro approdo nella Grande Mela.

iNewYork: “Com’è stato il vostro arrivo in città?”

Raen: “Abbastanza complicato. Avevamo un centinaio di portafogli nei bagagli e temevamo storie alla dogana, così, nella confusione, abbiamo imbarcato le valigie sull’aereo in partenza per Miami. Dopo qualche minuto abbiamo capito il danno e siamo corsi al banco; per fortuna nel giro di mezz’ora ce le hanno ridate.”

Giampietro: “La prima parte del tragitto JFK – Manhattan è un stato un susseguirsi di “paesi all’americana”, dove respiri aria di periferia, autentica e vera, nulla di effimero e superfluo. Bandiere americane che spuntano ovunque, a volte con una certa presunzione. Il Made in USA è sinonimo di spontaneità concreta, altra cosa rispetto al ricamo aggraziato e un po’ naïf del Made in Italy.”

iNewYork: “Cosa avete fatto il primo giorno?”

Giampietro: “ La prima giornata l’abbiamo passata a sistemare le valigie a casa, a procurarci un adattatore di corrente e a iniziare con la stesura delle cose da fare.”

Raen: “ Gli obiettivi del viaggio erano cercare un possibile mercato a New York, girando tra showroom e negozi, incontrare addetti ai lavori, raccogliere consigli e testare il polso del mercato.”

Giampietro: “In realtà ci domandavamo anche: è vivibile questa città ? Come si sta a New York? Cosa può dare a un ragazzo di 23 anni? Che aria si respira?”

iNewYork: “Quindi che impressioni avete avuto?”

Raen: “A me ha colpito la moltitudine spaventosa di persone, ma soprattutto di “razze”, culture e stili di vita. Poi la mia anima commerciale ci ha visto anche un ventaglio di potenziali compratori e un mercato decisamente più vasto di quello italiano.”

Giampietro: “Parlando di numeri, ci siamo anche chiesti quanti turisti avrebbero potuto vedere e acquistare il nostro  prodotto e portarlo e indossarlo in tutto il mondo. Ci sono molte star che girano per negozietti in modo disinvolto, fregandosene di non presenziare solamente nelle boutique monomarca (vedi via Monte Napoleone o via della Spiga a Milano).”

Raen: “New York ci è sembrata più democratica e meno artificiosa, perché è figo andare nei posti meno rinomati, dove si sperimenta e dove i prezzi sono un po’ più bassi dei negozi di stilisti acclamati.”

Giampietro: “Un altro aspetto importante: i soldi che girano. E’impressionante quanti locali siano pieni di gente a pranzo, aperitivo e cena. E’ un chiaro segnale che l’economia gira.”

Raen: “Il dubbio rimane sulle migliaia di negozi di abbigliamento curati nei minimi dettagli e completamenti diversi a distanza di 10 metri. Ci hanno detto che durano mediamente dai sei ai dodici mesi.”

Giampietro: “ Il bello è che il locale viene subito dato in mano a un altro commerciante che rinveste e fa nascere una nuova attività. Il senso di rischio da parte dell’imprenditore è percepito come normale. La voglia di creare, sentirsi vivi e artefici dei propri sogni è più forte di qualsiasi paura e insicurezza.”

Raen: “Questo circolo virtuoso contagia anche la gente che viene a contatto con questa realtà.  Se sei una persona propensa a sperimentare, a rischiare e a vivere le tue passioni come noi, allora non potrai rimanere indifferente.”

iNewYork: “Siete entusiasti di New York, allora?”

Giampietro: “Molto. L’idea di condivisione e di aiuto reciproco è la regola naturale in questa città. “Ti aiuto con il sorriso” è diverso da “ti aiuto se in cambio…”. La verità è che non è facile sfondare, diciamo tranquillamente che c’è una selezione naturale nel percorso per diventare un imprenditore vincente. Per questo non c’è bisogno di gente che ti metta i bastoni tra le ruote fin da subito. Se non sei capace, il mercato ti scarterà automaticamente, ma tu devi avere la tua possibilità di metterti in gioco e provare.”

continua…

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Interazioni del lettore

Commenti

  1. Cristina

    2 Maggio 2013 alle 13:26

    Salve, come faccio a contattarvi? Mi occupo di accessori moda.

  2. iNewYork.it

    12 Maggio 2013 alle 23:22

    Cristina, mandaci una mail a info@inewyork.it!

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Cristina: una 9to5-er. Una professionista nel mondo del marketing e comunicazione. Una viaggiatrice linguista. Una sognatrice accanita che crede ancora nelle favole. Eternamente impaziente. In breve: un’italiana a New York che cerca in continuazione di vedere il lato magico nella vita di tutti i giorni.

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