In una notte in cui dall’altra parte del continente si sta certamente discutendo tanto del tema “donne” (al momento, sebbene non li stia guardando, gli Oscar 2018 sono in pieno svolgimento — e dopo le accuse e gli scandali di quest anno sono quasi certa che il tema più parlato durante la serata sara’ proprio quello,) da questa parte dell’oceano, seduta comodamente sul mio divano, vorrei parlare di una donna in particolare, di cui ultimamente ho letto molto, e della quale ho visto proprio ieri il film-biografia romanzata. Sto parlando dell’ultima regina di Francia. Sto parlando di Marie Antoinette.
Il tutto nasce in maniera abbastanza casuale, dato che lunedì sera scorso sono stata in uno “speakeasy” (dicesi speakeasy un bar nascosto o semi nascosto che si nasconde dietro ad una porta finta di un cafe o un ristorante, in tipica era del Proibizionismo) chiamato Le Boudoir (dicesi “boudoir” la stanza in cui le dame altolocate si vestivano e svestivano, passavano tempo con le amiche chiacchierando e occasionalmente ricevevano i loro amanti,) che era a tema “Marie Antoinette” — quindi molto sfarzoso, rilassato, con cibi e cocktails fatti per stupire.
E li ho iniziato a pensare a questo personaggio storico che a suo tempo il popolo odiava, che a posteriori il popolo ha cercato di capire, che oggi giorno e’ vista in maniera molto contrastante, da una parte come un idolo del gusto sfarzoso e ostentato, copiato a più riprese da stilisti e designers, dall’altra un po’ come la matrona di un moderno bordello, lasciva, peccaminosa, grande seduttrice.
Ora. Questa non vuole essere una riflessione sullo scandalo Hollywoodiano del secolo. E nemmeno una riflessione sul “#MeToo.” E tantomeno un post dalla presa molto larga che arriva a dire “Girl Power, Viva le Donne, Abbasso gli Uomini, Che schifo di mondo poco paritario.” No no no.
Vorrei invece solo, forse, dire la mia su alcuni aspetti sul tema della parità dei sessi che a volte mi pare vengano un po’ tralasciati. Prendendo come spunto la storia (seppur romanzata) di Marie Antoinette.
- Le pedine politiche. Partiamo dicendo che Marie Antoinette e’ stata data in sposa al futuro re di Francia per cercare di sistemare un problema politico tra l’Austria e la Francia. Poverina, penseremmo noi donne dell’occidente che possiamo sceglierci il compagno, nonostante gran parte delle donne nel mondo ancora non abbia quel diritto. Vero. Poverina. E chissà se quello che raccontano del film molto romanzato sia vero. Nel caso lo fosse: traviseremmo la situazione a pensarla cosi. Perché contestualizzando la storia nell’epoca in cui appartiene, e’ da ammirare e’ il fatto che Marie Antoniette si sia comportata con una aplombe impeccabile, prendendo il suo dovere da figlia devota e moglie forzata con il massimo impegno, portandolo a termine costasse quel che costasse.
- La frivolezza incompresa. Nel film Marie Antoinette e’ una vera “party animal” — eppure questa sua caratteristica si accentua nel momento in cui capisce di aver fallito nel suo dovere di dare al paese un figlio maschio. Non per colpa sua: il vero fallimento e’ suo marito. E da li si parte: scarpe, champagne, vestiti, feste fino all’alba. Una frivolezza e un grande accento sulla superficialità che le costo’ la vita. Ma che ha radici profonde, profondissime, in un malessere radicato in un senso di fallimento e impotenza che non dipendevano nemmeno da lei. che la Madame du Deficit sia stata la più grande Madame Incompresa del mondo?
- Le parole non dette. Si attribuiscono a Marie Antoinette le parole “Let them eat cake” (ovvero, fategli mangiare un po’ di torta) come risposta alla domanda: “Il popolo ha fame. Cosa facciamo?” Non si sa se le parole siano effettivamente state dette da Marie Antoinette. Gli storici pensano sia impossibile che una persona come Marie Antoinette, che in verità era grande sostenitrice del popolo e delle opere di beneficienza, potesse aver detto una cosa cosi tanto senza cuore. Ciò non toglie che ancora questa frase si attribuisca all’ultima Regina di Francia, molto probabilmente in maniera del tutto erronea, ma contribuendo al mito negativo di questa regina lasciva, inebriata e anche un po’ stupida.
In conclusione. In conclusione penso che le donne siano per la maggior parte incomprese. Forse perche le donne sono diverse. Hanno attributi diversi, hanno modi di fare diversi, hanno il cervello, e gli ormoni, che funzionano in maniera diversa. Oggettivamente parlando. E in tutto questo polverone sulla parità dei sessi a volte mi sembra che ce lo dimentichiamo. Che siamo diverse. Non inferiori. Non superiori. Solo, diverse. E quindi forse non dovremmo batterci per la parità. Ma per il giusto e pari riconoscimento di queste differenze. E la fondamentale regola che alla fine tutti, in ambito lavorativo, dovrebbero essere giudicati in base al raggiungimento dei risultati, indipendentemente da quali vie, maschili o femminili, vengano percorse per arrivare a questi risultati. In maniera paritaria. Indipendentemente dall’essere uomini, donne o qualsiasi altro genere riconosciuto o no. Perche’ come diceva spesso la mia ex capa, “non sopprimere il tuo essere donna e il fare le cose da donna, lascia che il tuo istinto femminile ti aiuti ad arrivare agli stessi risultati di tutti gli altri sul posto di lavoro, se non migliori. Ma lascia che siano i risultati a parlare. Non il modo in cui ci arrivi.”
In seconda conclusione. Magari fatevelo un salto, al Le Boudoir di Marie Antoinette, a Brooklyn. Ascoltatevi un po’ di buona musica il lunedì sera, che invitano band jazz dal vivo a suonare. Fatevi un cocktail, di quelli tutti adornati strani e sfarzosi, in bicchieri che pesano più di voi e luccicano nelle luci soffuse. Pensate a Versailles, al lusso sfrenato, alle torte, i vestiti, le scarpe, tutti per coprire un malessere interiore, un vuoto che nessuno poteva colmare. Fate un brindisi alle parole travisate, e magari all’inevitabilità di qualcosa che forse sarebbe stato evitabile. Se solo avessero capito come leggere le donne.
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