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Jean Paul Gaultier al Brooklyn Museum: 3 ragioni per andarci e una per non andarci

22 Gennaio 2014 di Cristina Lascia un commento

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Domenica scorsa sono andata a fare un giro alla tanto acclamata mostra su Jean Paul Gaultier, aperta al Brooklyn Museum of Art fino al 23 Febbraio. Sicuramente molto accattivante, provocante e irriverente, l’esibizione merita certamente una visita, e vale tutti i $15 spesi per entrare a vedere le crazioni del genio dell’haute coutour e del pret-a-porter.

Qui di seguito vi do tre buone ragioni per andarci, e una per non andarci.

1. La mostra non e’ la tipica mostra statica e passiva.
Ovviamente ci sono aspetti della mostra che non prevedono nessuna interattivita’, ma esistono anche altri aspetti che vi lasceranno letteralmente a bocca aperta. Oltre ai vestiti, degni di nota sono i manichini che, con tanto di fisionomia del volto ben sviluppata, hanno occhi, naso e bocca proiettati, in maniera tale da sembrare delle persone vere e proprie. Per capirci: parlano, cantano, interagiscono (sebbene in maniera premeditata) con il pubblico. La prima impressione e’ di spavento e sorpresa: ma sono delle persone vere o solo dei manichini?!

2. La mostra pone domande alle quali e’ difficile dare risposta
Jean Paul e’ uno di quei geni creativi a cui piace provocare la gente con le sue creazioni. In particolare, Gaultier stupisce il pubblico attraverso due vie: l’analisi profonda della sessualita’ e le sue caratteristiche, e l’applicazione di stereotipi socio-culturali in maniera del tutto non convenzionale. In parole povere, la prima via e’ quella che si chiede “perche gli uomini non possono portare la gonna?” e studia il fenomeno e la storia del corsetto che da parte dell’armatura maschile, si trasforma in strumento di bellezza/tortura femminile, fino a diventare simbolo della forza e del potere delle donne (basti pensare a Madonna e ai suoi corsetti con coppe d’oro a punta, disegnate proprio dallo stesso Gaultier.) La seconda via invece e’ quella che prende un’immagine stereotipata come quella del marinaio (simbolo di virilita’ per antonomasia,) e la rovescia conferendole caratteristiche totalmente opposte – l’omosessualita’ nel caso del marinaio. Insomma usciti dalla mostra ci si chiede perche esistano certe convenzioni sociali nell’ambito della moda e chi abbia deciso che gli uomini non possano portare le gonne.

3. La mostra ha un po’ l’effetto “Il Diavolo veste Prada”
La mia compagna di mostra mi ha fatto notare: certi vestiti sembrano un po’ “Il Diavolo Veste Prada” – ovvero la scena in cui ci viene svelato che questo colore cosi di moda quest anno non e’ altro che frutto di una decisione presa da una persona molto potente anni e anni prima. Allo stesso modo, la moda militare che tanto andava negli anni ’90, Jean Paul l’aveva gia’ pensata e vissuta nelle sue collezioni dei primi anni ’80. Lo stile London Punk che tanto piaceva negli anni del chiodo e degli anfibi, lui l’aveva prevista cinque anni prima. E ancora i vestiti seconda pelle tatuata, tanto di moda nei primi anni del 2000, Gaultier gia’ l’aveva vista e inclusa nelle sue collezioni negli anni ’90. Insomma, ci si rende proprio conto che se oggi indosso un maglione verde lavorato a mano con punto grosso e’ perche dieci anni fa, un genio della moda ha percepito il bisogno della societa’ di quel tempo di probabilmente andar verso la ricerca di attimi caldi e coccolosi mentre la’ fuori impazzava il Millennium Bug e l’introduzione dei nuovi prodotti rivoluzionari Apple – e l’ha reinterpretato in chiave haute coutour, portando alle sfilate maglioncioni di lana grossa che non fanno altro che quello: abbracciano e avvolgono non solo il corpo ma anche l’anima. In breve, si esce dalla mostra avendo capito l’importanza sociale della moda che altro non e’ se non un prodotto culturale di alto livello come potrebbero esserlo un dipinto o un libro, che rispecchia e reinterpreta i valori societari che lo circondano.

E dopo tutto questo popo’ di spiegazione quale sara’ mai il motivo per cui vi sconsigliamo di andare? L’unico motivo sono i vostri bambini: se ne avete, portarli alla mostra potrebbe non essere la vostra mossa migliore. Ne ho visti tanti infatti girare spaesatissimi e con la faccia a punto interrogativo, soprattutto se messi davanti al primo reggiseno a cono che Gaultier ha creato, alla tenera eta’ di sei anni, per il suo orsacchiotto.

Ad essere sincera, anche io avevo la faccia a meta’ tra il punto interrogativo e il “ma…ma…ma…?!?!?” davanti al piccolo orsetto in lingerie…

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Cristina: una 9to5-er. Una professionista nel mondo del marketing e comunicazione. Una viaggiatrice linguista. Una sognatrice accanita che crede ancora nelle favole. Eternamente impaziente. In breve: un’italiana a New York che cerca in continuazione di vedere il lato magico nella vita di tutti i giorni.

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