Una cosa insopportabile di alcuni Italiani che abitano a New York è la spocchia con cui ti trattano quando citi un luogo famoso della città: il Ponte di Brooklyn? Banale. La Statua? Già vista. Il Village? Meglio Bushwick. Il problema vero è che sembrano aver contribuito, in maniera essenziale, alla costruzione di un nuovo volto di New York, manco avessero costruito a mani nude il One World Trade Center.
Detto questo, ci sono alcuni aspetti di Manhattan che inevitabilmente il residente coglie e il turista si fa scappare: ciò non significa che il visitatore sia necessariamente meno acuto, ha soltanto meno tempo.
Fino a qualche settimana fa abitavo ad Harlem, a una decina di isolati da Central Park. Non sono un patito della corsa, ma mi piace prendere un po’ d’aria e sgranchire i muscoli, due o tre volte alla settimana.
Da quando mi sono trasferito più a nord, mi è diventato scomodo arrivare fino a Central Park in mezzo al traffico ed ho deciso di cambiare e correre a Riverside Park, lungo il fiume Hudson. A dispetto del detto popolare, la strada nuova che ho trovato è decisamente migliore della vecchia perché:
1) è meno frequentata da turisti, ciclisti, podisti ed equilibristi;
2) ho sempre sognato di correre al mare e l’Hudson è un fiume marino o un mare fluviale;
3) il percorso è lineare e non mi perdo, come immancabilmente facevo a Central Park;
4) la media dei corridori è più bassa, così non mi sento una schiappa;
5) ultimo, ma non ultimo, la presenza delle studentesse della Columbia e del City College aiuta a sopportare lo sforzo agonistico.
Vi aspetto per una corsetta, così potrete dire anche voi, con aria un po’ snob: “io corro a Riverside”.
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