“Scrivere non è più un atto di libera scelta per me, è una questione di sopravvivenza.”
Un bel pomeriggio, durante l’ultimo viaggio a New York, il mio amico John ebbe male al pancino a causa di un panozzo ai peperoni mangiato al mercato coperto di Arthur Avenue e decise di tornare in appartamento in metropolitana. Rimasi allora solo con l’altro compagno di viaggio, Andy, e con lui feci un giro turistico della Columbia University. Nonostante fossimo in pieno agosto, quel pomeriggio sembrava anticipare l’autunno: una sottile pioggerella scendeva senza dare fastidio e un vento fresco portatore di nuvoloni ci concedeva un po’ di tregua dalla caldazza.
Girovagando per i prati e i sentieri dell’università, fui preso da una strana nostalgia, mista a invidia per quegli studenti universitari che potevano permettersi di studiare lì. Non tanto, o meglio non solo, per il prestigio della Ivy League o per la posizione stupenda, ma per l’atmosfera che aleggiava nelle biblioteche e nelle sale studio. Mi immaginavo durante un buio pomeriggio di novembre, con il mio computer portatile, un ettolitro di caffè americano e una tesina da preparare su un oscuro poeta francese del medioevo. L’idea che studiare all’università potesse essere un privilegio da godere lentamente non mi ha mai convinto molto, ma in quel momento avrei davvero dato tutto per potermi iscrivere all’anno accademico in partenza e godere di tutte le piccole cose che un simile nido dorato ti può regalare.
Detto fatto, ecco che Paul Auster mi aveva anticipato e aveva già scritto un libro sull’argomento. Nella primavera del 1967, Adam Walker, come lo stesso Auster d’altronde, studia letteratura francese alla Columbia e nel frattempo si guadagna da vivere facendo l’aiuto bibliotecario all’università. A una festa incontra Rudolf Born, un professore francese, accompagnato dalla bellissima Margot, splendida e inquieta. Con il pretesto di un aiuto nella traduzione di un poema di Bertrand de Born, trovatore provenzale, comincia tra i tre un complicato triangolo a base di sesso, riviste letterarie e ultraviolenza.
Proprio a seguito di un fosco episodio, Rudolf Born è costretto a fuggire in Francia, portandosi dietro Margot. Adam è scosso dalla partenza, ma soprattutto dal lato nascosto del professore e cerca a fatica di rientrare nei ranghi della vita universitaria. Trascorre allora l’estate in compagnia della sorella Gwyn, con cui condivide l’appartamento. La pigra stagione comincia a far riaffiorare i ricordi dell’infanzia e tra di due si ricrea un’atmosfera magica e pericolosa, che non posso e non voglio anticiparvi.
E’ a questo punto che si scopre che Adam, nel 2007 questa volta, ha cominciato ad inviare alcune parti della sua autobiografia a James, un famoso scrittore, per averne un’opinione. Ed è da questo manoscritto che James riprende il racconto della vita di Adam.
Eccoci di nuovo nel 1967, è autunno, e Adam è a Parigi. Qui incontra di nuovo Born e Margot e nel tentativo di dirimere le questioni irrisolte, viene inghiottito da un vortice di eventi più grandi di lui. Qui la biografia si interrompe e tocca a James cercare di ricucire i pezzi mancanti della vita di Adam. Ma l’impresa è vana e né Gwyn, né un’altra misteriosa ragazza legata al passato di Born, sapranno spiegare fino in fondo i misteri di Adam e del suo rapporto con il professore francese.
Nel turbine di emozioni e pensieri che mi ha investito alla fine del libro, la domanda che più mi ha arrovellato è stata: cosa o chi è invisibile? Sono invisibili i veri rapporti che legano Adam con gli altri personaggi? E’ invisibile Rudolf, che dietro al ruolo istituzionale nasconde qualcosa di molto più importante e prezioso? Oppure è semplicemente invisibile, ma presente, l’autore stesso, che compare e scompare nel ruolo di James, di Adam e nei continui risvolti autobiografici?
Ancora una volta Paul Auster lascia la maggior parte delle domande senza risposta; ma non è questo che conta, perché il nodo allo stomaco che rimane per qualche giorno dopo aver finito di leggere il romanzo, dimostra ancora una volta la bravura fuori dal comune del maestro di Brookyln e ci fa aspettare trepidanti il suo prossimo “atto di sopravvivenza”.
Da leggere su una panchina nei pressi della 116a, sempre ostentando un’aria universitaria un po’ scazzata; chissà che non vi avvicini un professore francese accompagnato da una bellissima ragazza.
p.s. Chiedo venia al nostro comune amico, che non gradirà la pubblicità alla concorrenza. Resto sempre in attesa di un romanzo ambientato alla NYU.
Tommaso Brambilla, globetrotter multilingue, si dedica alla scoperta del mondo una citta’ alla volta. Mandate una email all’autore del post all’indirizzo itommi@hotmail.it
…povero John!!!!