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Il Miele Millefiori di New York City

22 Agosto 2010 di Cristina 2 commenti

Se sentite la parola “api”, a cosa pensate? A un bosco di castagni o a un ruscello di montagna? Alla pappa reale o alla cera per i pavimenti? All’ape Maia (se siete cresciuti a cartoni animati), o a Virgilio (se siete cresciuti a classici)?

Qualunque sia la vostra risposta, siamo sicuri che non vi sarà venuto in mente un marciapiede, né una metropolitana, un tetto bituminoso o un’antenna, né un fiume inquinato o un albero rachitico.

Beh, anche questa volta New York scompagina le carte e vi costringe a ripensare a cosa è o può essere una città.

Abbiamo saputo che nella metropoli più urbana del mondo, si produce miele; avete capito bene, proprio quel dolce fluido cristallino in cui gli Americani amano intingere il pollo fritto.

La moda verde, che ha colpito New York, ha portato alla luce un’attività che ritenevamo impraticabile nella giungla urbana dei cinque quartieri. Abbiamo sempre pensato che le api fossero sensibili all’inquinamento, al rumore e alle onde elettromagnetiche, prodotti che in città abbondano.

Invece sembra che un simpatico apicoltore originario del Massachusetts, tale David “Beeman” Graves, abbia trovato che i tetti dei condomini sono un luogo ideale per l’installazione di migliaia di arnie. E’ così che da qualche anno sia aggira per i rooftop di Manhattan, Bronx e Brooklyn, in tuta e maschera protettiva, intento alla cura delle api e alla raccolta del miele.

Incuriositi da questa scoperta, abbiamo ritenuto doverosa una prova sul campo. E dove andare se non nel Green Market più famoso della città, il mercato di Union Square? Se non avete ancora avuto modo di farci un salto, questa è la volta buona: lunedì, mercoledì, venerdì e sabato, dalle 8 alle 18, proprio al centro della piazza.


In mezzo a bancarelle di verdura biologica e formaggi “a chilometro zero”, abbiamo scovato il banchetto di “Mr. Beeman”. Oltre ai prodotti della fattoria che gestisce a Becket (MA), ecco il famoso “New York City Rooftop Beelicious Honey”.

Mentre assaggiamo marmellate e gelatine, riusciamo anche a scambiare due chiacchiere con David, che ci racconta di quanto sia facile per le api trovare polline nei parchi e nei giardini privati e di come all’occorrenza gli insetti si riforniscano di acqua nell’East River (questa è la parte che ci è piaciuta meno). Ci consiglia anche di tornare in autunno, quando potremmo provare il famoso Japanese Snotweed, secondo lui la qualità migliore.

Compriamo il famoso miele: la confezione grande (circa 200 g) costa 15 $ e il vasetto (40 g) 5 $. In Italia sarebbe un millefiori, anche perché è piuttosto improbabile che le api trovino un castagneto nel Bronx o un bosco di acacie a Central Park: quello che scoprono, prendono.

Torniamo a casa, lasciamo agli Americani l’abbinamento col pollo e ci limitiamo a una bella fetta di pane. Non siamo né esperti, né appassionati, ma il miele di New York sembra buono: forse poco profumato, ma molto dolce e delicato.

Sembra che Albert Einstein disse che se un giorno le api fossero scomparse, alla razza umana non sarebbero rimasti che tre anni di vita. La paternità dell’affermazione è ancora controversa, ma se le cose stessero così, per ora ci riteniamo tranquilli.

Tommaso Brambilla, globetrotter multilingue, si dedica alla scoperta del mondo una citta’ alla volta. Mandate una email all’autore del post all’indirizzo itommi@hotmail.it

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Cristina: una 9to5-er. Una professionista nel mondo del marketing e comunicazione. Una viaggiatrice linguista. Una sognatrice accanita che crede ancora nelle favole. Eternamente impaziente. In breve: un’italiana a New York che cerca in continuazione di vedere il lato magico nella vita di tutti i giorni.

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