Vi ho chiesto di dirmi perche volete vivere a New York (su Facebook) principalmente perche ricevo moltissime email ogni giorno con il titolo “Voglio Vivere a New York” che a volte detto cosi sembra un po’ come se dicessi “Voglio essere Cenerentola.” Sembra quasi una frase insensata, un sogno irraggiungibile, una speranza vana.
Pochissimi di voi continuano infatti la frase con “Voglio Vivere a New York PERCHE…” — e quindi ho pensato di racchiudere in questo post i dieci motivi piu’ comuni che ho incontrato negli scorsi otto anni riguardo al perche’ esista questo desiderio quasi innato di voler venire a vivere nella Grande Mela.
Alla fine del post potete dirmi se ci ho azzeccato e in quale “motivo” vi riconoscete!
1. Migliorare l’Inglese o Fare Esperienza All’Estero
La prima ragione puo’ essere ovvia, ed e’ anche la prima della lista perche era la mia ragione: la voglia di fare un’esperienza all’estero, di migliorare l’inglese, di mettersi alla prova e arricchire il curriculum. C’e’ che poi sono rimasta a New York! In ogni caso, ragione legittimissima (perche, diciamocelo, senza l’inglese di sti tempi dove andiamo?) che ci accresce sia personalmente che professionalmente. Seguire questo motivo mi ha fatto solo che un gran bene.
2. Opportunita’ Lavorative
Magari avete una laurea in uno di quei campi dove New York, o in generale l’America, eccelle — soprattutto per quanto riguarda le opportunita’ offerte. E parlo quindi dell’ambito della ricerca, o della fisica, o della finanza, o ancora del real estate o delle pubbliche relazioni. Ambiti in cui gli americani sono i primi al mondo, e quindi la ragione di trasferirsi a New York e’ dettata dalla voglia sia di imparare e formarsi, prendendo consigli dai migliori, o quella di trovare una possibilita’ che valorizzi un lavoro che magari nel proprio paese non e’ proprio valutato.
3. Meritocrazia
Altra ragione che credo spinga molti italiani a trasferirsi sia la questione della meritocrazia. Il “Io Valgo” della L’Oreal per intenderci. Ora, senza stare a pontificare sulla situazione che alcuni chiamano nepotistica in Italia, mi permetto solo di dire due cose derivanti dalla mia diretta esperienza personale (che poi alla fine e’ quello che spero mi renda credibile, perche se inizio a parlare di cose che non ho mai provato allora sto qua a raccontarvi storie da menestrella per intrattenervi un po’ sulla base del nulla.) Comunque: le due cose che volevo dire sono: A. in effetti io sono qui perche ho specificatamente chiesto alla mia capa di anni fa di “Try me”, provami, fammi dimostrare quanto valgo e poi se ti sta bene mi prendi, se no mi mandi a casa. Ovviamente ho sputato sangue per mesi, ma alla fine…be, evviva la meritocrazia. B. La seconda cosa su cui volevo invece soffermarmi e’ il fatto che in quei mesi di “prova” non e’ che lavoravo gratis. Mi spiego meglio: molto spesso si pensa che “pur di” allora lavoro gratis. Eh no. Cosi non fate altro che svalutare voi stessi e soprattutto il mercato. In America non funziona cosi. In America tu lavori, mi rendi un servizio, e io ti pago perche sei bravo. E se non lo sei, allora smetto di usare i tuoi servizi. Ma l’usare i tuoi servizi gratis non e’ mai una possibilita’. Tenetelo a mente. Meritocrazia vuol dire sgomitare, darsi da fare, farsi vedere — ma sempre se il gioco vale la candela. Altrimenti non e’ meritocrazia. E’ sfruttamento.
4. Passione e senso di appartenenza
La primissima volta che sono atterrata a New York era gennaio, ma c’erano gli uccellini che gia’ cinguettavano, un sole spaccapietre, un caldino fuori stagione e soprattutto, appena uscita dall’aereoporto, c’era un intenso odore di biscotti appena sfornati. Non me lo dimentichero mai. “E’ la mia citta’” ho subito pensato. E in effetti New York e’ un po’ un’amante infedele, perche e’ “la mia citta’” di molti. In tantissimi mi scrivete che a New York ci avete lasciato il cuore. Che sentite che appartenete a New York. Che sembra come se ci aveste sempre vissuto. Allora, so che infrangero’ molti sogni e sensi di appartenenza e unicita’ al momento, ma vi sentite cosi perche in effetti nei vostri sogni ci avete gia’ vissuto. Avete passeggiato con Richard Gere a Central Park d’autunno, avete fatto serata con Carrie, siete stati al Plaza con Kevin e avete preso il traghetto per Staten Island con Kate Hudson e Matthew McConaughey. Di solito se appena atterrate avete quella sensazione, be, allora New York vi ha fregato anche a voi. E’ un po’ anche la vostra citta. E se mi dite che volete trasferirvi per questo motivo vi diro che lo capisco appieno. Che anche per me e’ stato un po’ cosi. Che sara’ dura, che New York vi infrangera’ il cuore parecchie volte e vi fara’ versare molte lacrime, ma alla fin fine sara’ sempre…be, la vostra New York.
5. Inseguire il Sogno della Vita da Film
Il motivo che invece riesco a capire un poco di meno (ma non per questo meno legittimo degli altri) e’ quello di chi di voi a New York non c’e’ mai stato, ma vorrebbe comunque venire a viverci. Come dicevo prima: nei vostri sogni e attraverso i film ci avete gia vissuto, ma quello che divide voi dai sognatori di sopra e’, per metterla semplice, l’odore dei biscotti appena sfornati. Mi spiego meglio: anche io avevo una gran voglia di New York prima di venirci. Poi sono atterrata e mi ha accolto questo aroma meraviglioso, e una citta’ che era ESATTAMENTE come l’avevo immaginata (e guardate che e’ difficile che sia ESATTAMENTE come uno se l’era immaginata!) Conosco pero persone che appena atterrate hanno invece notato la sporcizia, i topi nella metropolitana, l’alienazione. Persone che si sono trasferite qui senza prima venirci in vacanza e che sono scappati a casa disgustati dopo una settimana. Perche New York non e’ per tutti. Quindi per chi di voi volesse “venire a vivere a New York perche nei film sembra tutto cosi figo,” veniteci prima in vacanza e iniziate a vedere se vi piace l’odore che sentite appena atterrati. Non escludete a priori la possibilita’ che vi faccia schifo. Succede.
6. Inseguire Qualcuno
A volte il motivo e’ seguire l’amore. Ne ho conosciuti parecchi di italiani che sono venuti a vivere a New York perche il partner o la partner si sono trasferiti per lavoro. Be, ormai dovreste saperlo: sono sempre per l’amore, e, a patto che non abbiate incontrato il vostro partner in un bar la sera prima e vi siate magicamente innamorati (piu’ del fatto che si trasferiva a New York che altro, dite la verita!), l’inseguire il vostro amato/a e’ sempre un buon motivo. A patto che non rinneghiate la vostra vita e i vostri sogni per l’altro/a. E a patto che siate corrisposti, ovvio. Se no siete degli stalkers, e a nessuno piacciono gli stalkers.
7. Scappare dall’Italia
A volte il motivo e’ “scappare dall’Italia.” A volte non importa nemmeno dove si voglia andare. Si vuole solo sfuggire da un paese che non sentiamo piu nostro. Un Paese che sentiamo lontano e che ci rinnega. Be, anche questo ve lo dico per esperienza: alla fine l’Italia vi manchera’. E non importa quanto adesso stiate scuotendo la testa dicendo: “no, no a me no.” Vi manchera’, vi manchera’ eccome. Il cibo, i paesaggi, le piccole cose che adesso nemmeno notate. Vi mancheranno. Certo. Lo vedo anche io in che stato e’ il nostro paese ogni volta che torno in visita. Ma ricordatevi che “l’erba del vicino e’ sempre piu’ verde”, fino a quando un giorno il vicino ti invita a casa sua e vedi che la sua erba e’ finta. Ogni Paese ha i suoi problemi. Certo, chi piu’ e chi meno. Ma se dovessi elencarvi un paio di cose che cambierei dell’America e scambierei con cio’ che abbiamo in Italia, direi la precarieta’ lavorativa, ad esempio. La scatola di cartone e’ sempre sotto la scrivania in America, mentre in Italia, nel bene o nel male il venire licenziati da un’ora all’altra non e’ proprio la paura primaria. L’assicurazione sanitaria e’ un secondo problema, quando per solo la chiamata all’ambulanza dovete sborsare $1.500 nel caso non siate assicurati, o nel caso la vostra assicurazione non vi copra del tutto. Insomma, a ogni Paese i suoi problemi. Quindi legittimo schifare l’Italia, ma amare l’America a priori perche si ha l’idea che qui sia tutto rose e fiori: beh, magari no.
8. Scappare da una vita che non ci piace, o da noi stessi
Molti vogliono invece scappare da una vita che non piace, convinti che l’America abbia il potere di fare tutti felici. Certamente, magari alcune condizioni sono migliori, ma se ci sono dei motivi piu’ radicati per cui non si e’ felici, non date a New York il fardello di cambiare le vostre sorti, perche la felicita’ sara’ solo temporanea. In poche parole: non potete scappare dai voi stessi perche voi stessi siete l’unica cosa che vi porterete dietro sempre e ovunque. In aggiunta: non credete, esistono le giornate no anche a New York eh! Non e’ che qui siamo tutti a lavorare canticchiando come gli Umpa Lumpa. A volte metti giu’ il piede sbagliato dal letto e che tu sia a New York, a Milano o a Timbuktu, non ci sara’ modo di risollevare la giornata!
9. Voglia di un’atmosfera diversa
Altri ancora vogliono respirare un poco di multiculturalita’, e devo dire che New York e’ la citta’ perfetta per farlo. Nonostante anche l’Italia stia diventando molto multiculturale ultimamente (e mi permetto di aprire una parentesi che spero nessuno prenda come accusa personale, ma vi prego, cercate di non essere di quelle persone xenofobe che in Italia vanno in giro coi cartelli con scritto “Tornatene al tuo Paese” contro gli stranieri, e poi si trasferiscono a New York per respirare la multiculturalita. Perche ne conosco alcuni. E li prenderei a schiaffi, perche i newyorkesi non vi direbbero mai di tornarvene a casa. E se pensate che “si, ma io sono italiano, non rumeno/albanese/egiziano/marocchino” allora fate un favore all’umanita’ e a New York non veniteci neanche.) Comunque dicevo, nonostante anche l’Italia stia diventando molto multiculturale, New York e’ decisamente il fulcro della multirazzialita’. E’ il luogo dove si impara a dire “Happy Holidays” anziche “Merry Xmas” perche si riconosce la possibilita’ di avere davanti qualcuno che e’ stato cresciuto in modo diverso. E’ il luogo dove si mangiano piatti che forse e’ meglio non chiedere cosa ci sia dentro — ed e’ quella la bellezza! E’ il luogo dove ci si sente veramente come nella Torre di Babele. E quindi, indubbiamente, arricchente.
10. Voglia di Positivita’
In generale quello che pare sia il motivo principale e’ la voglia di positivita’. E’ la voglia di sapere che se ce la metto tutta, posso farcela ad arrivare dove voglio. E’ la voglia di essere trattati tutti allo stesso modo, senza privilegi. E’ la voglia di speranza. Di credere che andra’ tutto bene. Quella voglia che in Italia si sta quasi pian piano perdendo, un po’ perche i modelli che i mezzi di comunicazione ci presentano fanno piangere, un po’ perche siamo tutti molto egoisti e pensiamo solo al nostro orticello, fondamentalmente a causa di un irrisolto problema di inferiorita’ di fondo. Questo e’ un po’ il leitmotif che noto nelle email che mi mandate, nelle storie che leggo. Si ha tanta voglia di mettersi in gioco, in un paese dove pare che solo gli eletti facciano carriera o possano essere felici. Che poi alla fine e’ tutto li, no? Lo scopo della vita non e’ quello di essere felici? Quello di riiniziare da capo, di essere liberi di fare quello che si vuole, di vivere senza stereotipi, di essere in grado di ballare come se nessuno guardasse?
E voi, a quale motivazione appartenete?
In Italia abbiamo trovato un metodo infallibile per non licenziare da un’ora all’altra, non si assume più nessuno!
Comunque, mi ritovo nella motivazione 2 e 9 principalmente.
Ottimo articolo come sempre! Concordo su molte cose, soprattutto sul conoscere NY in vacanza prima di decidere di farla diventare una “casa”.
Per me il 2 e l 4 per la mia famiglia il 4. Ma ci siamo stati una sola settimana.
Ciao e complimenti per il blog e il cuore che ci metti. Mi ritrovo in tutti i punti, treanne 7 e 8: “scappare da” non è mai un buon inizio…Amo l’Italia e so quello che manca quando sei via: il calore umano in primis.
E vorrei aggiungere un motivo: dare a mia figlia l’opportunità di crescere nell’ottimismo, in minore maschilismo, in maggiore fiducia nei giovani, in maggiore apertura verso le idee nuove e personali. Credo sia importante, io sono stata stagista non retribuita per troppi anni e ho avuto troppi capi iniqui nel trattare maschi e femmine, non dà fiducia in te stessa.
Grazie
Il motivo? Passione per gli Stati Uniti e sopratutto il forte desiderio di mettermi in gioco nella loro società. Che l’Italia sia uno schifo si sa ma certamente la fuga non è il motivo! Il mio sogno sin da piccolo sono gli Stati Uniti e poterlo realizzare sarebbe bellissimo. A 27 anni. un diploma in mano e 6 anni di lavoro alle spalle spero davvero di potercela fare!
Che bello vedere il milionesimo blog in cui si parla di quanto sia stupendo e meraviglioso vivere e lavorare in una città come New York, città dalle mille opportunità, in cui la meritocrazia esiste veramente, in cui se vuoi puoi tutto!Il PROBLEMA è entrare e lavorarci legalmente.
Sono stata in vacanza, per la prima volta, a New York circa 8 anni fa, è stato amore a prima vista dal momento in cui sono atterrata all’aereoporto LaGuardia e sono salita sulla navetta che mi portava al centro città, chiedendo conferma all’autista con un inglese maccheronico e sgangherato se quella navetta fosse quella giusta, la risposta fu una grossa risata da parte di lui… ancora mi chiedo oggi cosa mai gli avrò detto di così divertente, poi mi metto l’anima in pace pensando che quella domanda incomprensibile avesse suscitato in lui semplicemente una risata, sicuramente meglio di una parolaccia! Quel giorno ho capito che imparare la lingua inglese era di vitale importanza e che quella città mi aveva già incantata.
Da quel momento iniziava la mia vacanza a New York, città dai mille volti, unica e inimitabile, l’ombellico del mondo! Stupenda di giorno e di notte! Spesso mi è capitato di svegliarmi nel cuore della notte non riuscendo a riaddormentarmi, per l’euforia di trovarmi finalmente nella grande mela e romanticamente affacciarmi a guardare fuori dalla finestra del 18mo piano dell’Hotel Pennsylvania pensando ad un modo per rimanere o riuscire a tornare per stabilirmi definitivamente… Il ritorno a Roma fu un trauma, un lungo pianto sul volo di ritorno.
Purtroppo tornarci in vacanza non mi basta più, mi piacerebbe lavorare, vivere essere una cittadina stabile, ma metterci una pietra sopra mi aiuterà a non illudermi più.
Ho letto taaaaaanti, troppi blog ed esperienze di persone che sono riuscite per bravura o per culo, o entrambe le cose, a coronare il sogno di stabilirsi a New York e sono sempre più convinta che per andare avanti bisogna essere brillanti ma bisogna avere anche tanta fortuna, perchè siamo tanti e come dice una vecchia canzone di Gianni Morandi “Uno su mille ce la fa”.
Purtroppo il vero problema è il visto! Miseria, ma quando può essere difficile e spesso impossibile ottenere un visto lavorativo negli Stati Uniti?!Non si può andare in America e cercare lavoro da clandestini con il rischio che oggi ci sei e servi il paese e domani ti trovano senza documenti e ti danno un biglietto di sola andata per il paese di origine senza se e senza ma.
Questi blog fanno tanto sognare ma quando poi si arriva al pratico, le cose sono alquanto impossibili ed è necessario che venga detto, per correttezza bisognerebbe raccontare anche delle persone che ci hanno provato e che sono rimaste con un pugno di mosche e sono dovute tornare indietro senza alternative.
Sognare è bello ragazzi ma bisogna essere realisti e mettere i piedi a terra perché, forse, la sconfitta sembrerà meno amara.
Ciao Eleonora, commento molto interessante il tuo e permettimi di risponderti: con iNewYork non e’ mia intenzione farvi sognare. Uso la scrittura quasi come terapia, ed e’ per questo che scrivo sul blog. Scrivo della mia vita, che per caso/fortuna/chiamala come vuoi, avviene a New York. Sono sempre stata molto realista sulla vita a New York: la metropoli e’ grande, bella, meravigliosa, ma anche sporca, alienante, dura.
Sono sempre dell’idea che non basta “volere vivere a New York” — bisogna capire cosa si vuole fare nella vita, cosa ci porta ad essere felici, e la maggior parte di voi, guardandosi bene dentro, capira’ che lo scopo della loro vita non e’ “vivere a New York” semplicemente. Magari New York fa parte del piano, ma non e’ mai IL piano. Certamente il visto e’ un grosso problema da superare, ma non e’ il primo problema da superare. Nella mia visione la prima domanda da porsi e’: cosa voglio fare a New York? E da li trovare le risposte e le risorse per poi ottenere il visto.
Detto questo, certamente c’e’ chi ce la fa e chi non ce la fa. E hai ragione, bisognerebbe anche raccontare la storia di chi ci ha provato e non ce l’ha fatta. Ma io non la vedo come una sconfitta. Io la vedo come un “non doveva andare così” e “il destino mi voleva da qualche altra parte.” Sarò’ fatalista, ma in fondo, si dice che la vita e’ l’unico libro che ha senso se letto al contrario,no?
Sono stato a New York tanti anni fa come turista (c’erano ancora la Torri Gemelle…). Tra pochi mesi, però, mi traferirò per lavoro.
Ciao, qualcuno sa darmi qualche indicazione/consiglio su dove andare a vivere? La mia idea è Manhattan o Brooklyn, ma ci sono talmente tante zone all’interno di questi due mega-quartieri che non so orientarmi. Non vorrei vivere in mezzo al casino ma, allo stesso tempo, neanche in aree isolate. Il giusto equilibrio dove trovare negozietti, ristoranti ma vivere in tranquillità, tipo Park Slope. Budget? diciamo 2500 euro.
Ciao Sandro, Park Slope a me piace molto, ma anche Fort Green e Clinton Hill nella zona di Brooklyn. Oppure Astoria nel Queens. Con circa 2.500 euro dovresti trovare un bell’appartamento (mono o bilocale dipendendo dalle zone) in una di queste aree! In bocca al lupo!