Nuova puntata di Gossip Girl, con Gabriella Vivaldi che ci accompagna sulle dolci note di Big in un viaggio che dall’eta’ matura ci riporta all’adolescenza. E viceversa.
Non so quanti di voi potranno relazionarsi con questo post, un po’ perche’ forse sono troppo vecchia o forse perche’ erano altri tempi. Ma ci sono dei film o delle scene precise dei film americani degli anni ‘80 che mi accompagnano da sempre e sono diventati una sorta di scenografia invisibile della mia vita. Da Serendipity a Sixteen Candles, vivere a New York e’ un po’ come trasformare in realta’ alcuni di quei momenti, visti e rivisti in videocassetta (eh gia’, il DVD non esisteva ancora).
Uno dei miei preferiti e’ “Big”, un po’ perche’ molte scene sono girate nella Grande Mela, ma soprattutto per quel desiderio che ti accompagna nell’adolescenza di voler crescere velocemente e raggiungere cio’ che in quegli anni sembra lontanissimo ed irragiungibile — e ora che guardando indietro forse sono arrivata a quel momento, ho la sensazione contraria, quindi al grido di Small mi consolo andando da FAO Schwartz a ballare a piedi scalzi sulla gigantesca pianola originale del film di Tom Hanks.
Chissa’, forse anche lui a rivedersi in quelle scene, agli albori della sua carriera, pensa la stessa cosa.
In ogni caso, FAO Schwartz e’ il regno dei bambini, ma non solo: anche le facce dei genitori si illuminano di quella luce gioiosa dell’infanzia, appena entrano nel negozio di giocattoli all’angolo della 58 Street sulla Fifth Avnue e sono accolti da un usciere vestito da soldatino e da pupazzi di elefanti, giraffe, orsi, leoni a grandezza naturale. E’ impossibile non voler tornare un po’ bambini quando si e’ circondati dai peluche delle fiabe piu’ note, da Barbie da collezione o bambole che si possono personalizzare ed adottare, elicotteri, macchine e camion telecomandati. Tutto cio’ ti accompagna nella visita di questo negozio incantato e ti indica la strada verso il retro del secondo piano dove si nasconde la mitica pianola di Big. Gia’ in lontananza si sentono le note suonate dai piedi scalzi di decine di bimbi che ci possono salire sopra, finche’ non arriva un commesso che li scansa dolcemente per mostrargli e suonargli le note della canzone “Chopsticks” del film.
Cio’ che rende unica la visita a FAO Schwartz e’ la possibilita’ di toccare e provare tutti giochi. Nella nursery per le bambole, una commessa vestita da infermiera accompagna le bimbe a scegliere la propria bambola e le aiuta a compilare il modulo di adozione; in un altro reparto un commesso insegna ai bambini come usare il kit da mago o come far volare il mini ufo.
E i genitori non stanno solo a guardare o a tenere d’occhio i piccoli, ma partecipano anche loro rivivendo anche se solo per una decina di minuti il divertimento spensierato dell’infanzia. Se poi anche i grandi vogliono rivere appieno il loro momento Small e si sentono fortunati possono andare a Coney Island dove c’e la copia della macchina che prevede il futuro di Zoltar, si propria lei, quella che nel film Big esaudisce il desiderio di Tom Hanks sia di diventare gande ma anche di tornare piccolo. (l’originale Zoltar e’ stata recentemente trasferita nel Falcon Theather in California, di proprieta’ del fratello del regista del film).
Questo e’ il classico dilemma, il volere qualcosa di “impossibile”, e quando lo si raggiunge non lo si vuole piu’. Ma il bello di New York e’ che offre la possibilita’ di trovare un equilibrio tra questi stati d’animo mescolando in parti uguali i momenti di serieta’ e i momenti di “follia”.
New York e’ la citta’ dove si cresce, ma dove si puo’ anche tornare bambini.
Questo articolo è bellissimo..in pochi secondi mi sono rivista a guardare sixteen candles e big e a riprovare tutte le emozioni che mi avevano suscitato la prima volta e di nuovo si ravviva il desiderio di venire a NY e non vedo l’ora che il mio desiderio si avveri e poi magari andrò a Coney Island e chiederò alla statua di zoltar di rimanere a vivere a NY…
belli questi articoli suoi luoghi ,continua così…