Il cinema torna a omaggiare uno dei più grandi romanzi ambientati a New York: il Grande Gatsby, di Francis Scott Fitzgerald. Dopo Robert Redford, è la volta di Leonardo di Caprio vestire i panni del Grande, prototipo del Sogno Americano, meraviglioso e disastroso. Ammetto di provare una vera adorazione per il libro, che racconta in poche centinaia di pagine ogni tipo statunitense e newyorchese, dall’élite intoccabile, ai nuovi ricchi, passando per gli abitanti degli squallidi sobborghi.
A differenza del sobrio film degli anni ’70, quest’opera di Baz Luhrmann sembra propendere per il lato festaiolo della storia, in cui si ritrae Gatsby come il nuovo Trimalcione, in grado di organizzare nella sua villa di Long Island strepitosi ritrovi a base di jazz, belle donne e fiumi di champagne.
Come se non bastasse, il ruolo di Daisy, l’amante impossibile di Gastby, è stato affidato a Carey Mulligan, una delle migliori attrici in circolazione. Ma la vera protagonista sarà sempre lei, l’impareggiabile New York, colta negli anni ’20, il periodo universalmente riconosciuto come il più sfavillante e intenso della città. Non ci resta che aspettare natale per dare un’occhiata a questa Manhattan degli anni ruggenti.
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