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Dieci cose che non mi sono mancate di New York

28 Luglio 2014 di Cristina 6 commenti

PREMESSA: Sono appena tornata da una vacanza in Italia. Dieci giorni di viaggio attraverso il nostro bel paese, con tappe e soste alle Cinque Terre, a Ferrara, a Venezia, a Verona e a Sirmione. Insomma, un bel viaggietto tutto nordico, con menu variabile a base ora di carne, ora di pesce di mare, ora di pesce di lago. Una goduria assoluta. Sono rientrata a New York da poco. Ed eccovi una lista di cio’ che non mi e’ mancato per niente.

1. La Puzza. Non c’e’ un modo carino per dirlo. New York puzza. E pure tanto. Soprattutto d’estate — piu’ che altro perche d’inverno fa talmente freddo che perdete qualsiasi senso, dall’olfattivo al tattile. La “puzza”, l’olezzo, l’Eau de New York, e’ generalmente un infelice incontro tra, nell’ordine: urina, hot dog, cibo fritto, pattumiera, sudore. Soprattutto in metropolitana. E’ una roba a tratti rivoltante.

2. L’atteggiamento da Bianconiglio. PRESTO CHE E’ TARDI! A New York son tutti di corsa. Quando cammini sul marciapiede e ti accorgi che hai una stringa slacciata e’ la fine. devi mettere la freccia come in bici e accostarti a lato per non venire travolto da milioni di gomitate e sguardi omicidi. Presto, presto, su su su.

3. L’umidita. Non e’ il caldo che e’ insopportabile. E’ l’umidita’. Che di solito in un’estate newyorkese varia da percepita del 70% a percepita del 100%. Praticamente dovete uscire di casa col coltello per tagliare la cappa che vi si avvinghia addosso come un calamaro gigante fritto. Certo, la vostra pelle sara’ liscissima e vellutata, ma l’ascella costantemente bagnata.

4. A collegamento con il punto tre: gli sbalzi di temperatura. Tropicalita’ esterna e ibernamento interno — nei negozi, in metropolitana, in ufficio. E’ quasi da assideramento. Quasi da mettersi a piangere e urlare “Voglio la mamma.” Broncopolmonite assicurata.

5. Il rumore. Passi il traffico, che vabe, e’ una grande citta’. Ma le voci stridule delle americane–  quelle finte bionde, con tacco a spillo anche a mezzogiorno e trucco miracoloso che non sbava manco per sbaglio, mentre io con tutta l’umidita’ assomiglio piu’ a a Joker nell’ultimo Batman che a una persona normale — arrivano dritte all’organo del fastidio. Quella zona tra stomaco e cuore che solo loro riescono a farti percepire e che manda al cervello istinti omicidi.

6. Sottoparagrafo del punto 2. Quelli che fanno jogging. Che dopo un po’ di anni che vivi a New York sembrano mimetizzarsi con il resto della giungla urbana, quindi va a finire che non si notano piu. Ma basta che esci un attimo da New York e poi rientri per capire che, porca miseria, ma perche lo sport nazionale non puo’ invece essere, come in Italia, il mettere le gambe sotto al tavolo? No. I Newyorkesi corrono, corrono ovunque e in qualunque clima. Come Forrest Gump. E se capitate in traiettoria siete un uomo finito.

7.Le luci notturne. Le prime volte che tornavo a casa per le vacanze di Natale, quando era il momento di spegnere la luce per andare a letto mi venivano gli attacchi di panico. Avevo paura del buio. Si, perche a’ New York, nonostante ci siano le tende, la luce entra lo stesso, e la citta’ e’ talmente luminosa che di notte puoi tranquillamente passeggiare per il tuo appartamento “buio” senza correre il rischio di incontri ravvicinati del terzo tipo tra il mignolino del piede e l’angolo del mobiletto.

8. La folla. Ieri per sbaglio sono andata a Times Square. E mi sono improvvisamente ricordata perche non ci vado mai. Dopo una settimana nella tranquilla Italia (che anche quando diciamo “Non andare li, e’ pieno di gente cosi,” non e’ mai COSI come nelle zone turistiche di New York) non ero pronta per affrontare Times Square.

9. La mancia. Ebbene si, in Italia quando giunge il momento di pagare si paga il conto (il numero indicato sul foglietto di carta che vi portano alla fine) e quello e’. Punto. Finito. A New York bisogna sfoderare delle imrpobabili doti percentualistiche per lasciare la mancia. Che inevitabilmente vi fa uscire dal ristorante con la sensazione di…caspita, pensavo avessimo speso di meno!

10. I caffe’ americani. Devo ammetterlo, dopo sette anni mi ci sono abituata e mi piacciono. Ma niente batte un espresso al volo, con tanto di bicchierino d’acqua a parte, e due parole scambiate con il barista…

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Interazioni del lettore

Commenti

  1. Angela De Girolamo Tucci

    28 Luglio 2014 alle 15:58

    condivido!! io saro' in Italia per un mese ancora…e mi godo i miei caffè' e le chiacchiere col panettiere…e l'andatura indolente che un paio di mesi l'anno giova!!!!!

  2. iNewYork.it

    29 Luglio 2014 alle 03:50

    Invidiaaaaa!!!

  3. Paolo Boschi

    29 Luglio 2014 alle 14:56

    New York. Ma non era la più bella città del mondo? Il 'paradiso' dunque dov'è? Ma qui, amici, è proprio qui, in italia. Con tutti i suoi difetti. Ci abitiamo noi, nel 'paradiso', altroché. Me lo avevano detto anche le mie amiche in Tailandia. Ci sei sei tu, in Italia, nel paradiso. Pensate…

  4. Andrea

    30 Luglio 2014 alle 20:40

    Conoscendo new york ho serriso leggendo questo post….E vivendo all’estero ho sorriso pure pensando che l’Italia è davvero bella, ma ahi me ho dovuto andarmene per apprezzarla!!! Insomma spettacolare per farci le vacanze ma non abbastanza per viverci!

  5. iNewYork.it

    31 Luglio 2014 alle 16:50

    Assolutamente d’accordo!!!

  6. iNewYork.it

    31 Luglio 2014 alle 16:51

    E qui mi scende una lacrima…sob 🙁

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Cristina: una 9to5-er. Una professionista nel mondo del marketing e comunicazione. Una viaggiatrice linguista. Una sognatrice accanita che crede ancora nelle favole. Eternamente impaziente. In breve: un’italiana a New York che cerca in continuazione di vedere il lato magico nella vita di tutti i giorni.

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