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Dieci Caratteristiche che Fanno di Voi un Vero Newyorker

30 Ottobre 2014 di Cristina 7 commenti

Abitare a New York per piu di sette anni ti cambia. Non che ti faccia diventare una persona piu matura…semplicemente ti fa diventare piu Newyorkese. E cosa questo voglia dire lo andiamo ad analizzare nei prossimi dieci punti.

100255_A2_Art_Prints_True_NYer_9_X_12-480x4801. Il caffe.

Questo e’ il primo sintomo che appare nella sindrome di trasformazione da persona normale a Newyorkese. Dimenticatevi il caffe’ ristretto in tazza piccola, bevuto tutto d’un fiato al bancone del bar. Il Newyorkese ha un’estensione quasi fisica perenne nella mano destra consistente in una tazza di caffe’ stile beverone che si camalano da una parte all’altra della citta’ piu’ per scena che per altro (e infatti e’ rarissimo vederli effettivamente tirare un sorso dalla suddetta tazza.) E’ piu’ un’accessorio, un particolare trendy e di bellezza che grida “mi sto caffeinando, toglietevi dalla traiettoria o vi stendo.”

 2. La traiettoria.

A proposito di traiettoria, i Newyorkesi sono come missili intelligenti, che viaggiano su una traiettoria ben definita e studiata accuratamente, soprattutto per evitare i turisti. Ah i turisti. Quella specie umana che e’ intelligente e competente per tutto il resto dell’anno, tranne che quando sono in vacanza, dove improvvisamente perdono ogni senso della direzione e orientamento, ma anche il senso quello che ti dice non essere buona cosa fermarsi in mezzo alla strada in gruppo con la cartina in scala 1:1. Il Newyorkese si trasforma in Puffo Brontolone nei frequenti casi di incontri ravvicinati con il turista. Della serie “go and HEART your own city.”

3. Il “Eamechemmefrega”

I sintomi acuti di newyorkite si avvertono soprattutto quando si inizia ad essere belli fuori e “eamechemmefrega” dentro. Questo vuol dire che, nonostante all’ apparenza sembra ci freghi qualcosa di quello che l’altra persona pensa, in verita’ non ce ne frega una cippa lippa e, anzi, un po’ anche la pigliamo per il culo velatamente. Ad esempio, al mattino tutti si salutano come se fosse sempre domenica, anche se invece e’ lunedi mattina, piove, e mannaggia amme che ho messo le ballerine. Quando un newyorkese vi dice “Hey!!! How are you!” in verita’ non si aspetta una risposta. E se iniziate a snocciolare racconti personali alla semplice domanda appena posta, scatta subito il “eamechemmefrega” con conseguente battuta in ritirata.

4. Ritornando al belli fuori…

I newyorkesi sono tutti belli. Certo, si pensa spesso che gli americani siano delle cicciobombe – ma lui, il newyorkese, no. Lui corre. Sempre. Ad ogni ora del giorno e della notte. Al mattino ti svegli e non importa che tu sia single, in coppia, con cane o bambini. Se abiti a New York, inizia a correre. Oltre alla corsa poi, si va anche dall’estetista per i peli superflui, al nail salon per mani-pedi, da Elizabeth Arden per trucco e parrucco e da Saks per una consulenza d’abbigliamento. Insomma, se dopo qualche anno a New York la gente inizia a dirvi “Wow! Ti trovo benissimo!” non pensate sia l’aria di New York. E’ la newyorkite.

5. Corpore sotto controllo, ‘mo pensiamo alla mens

Tutti questi sforzi fisici per diventare bellissimi fuori, hanno qualche piccola ripercussione sul di dentro. Nel senso che tutte ‘ste corse e ‘sto stress invece che togliere, aggiungono – e quindi ogni newyorkese che si rispetti ha uno psicoterapeuta di fiducia. Che a volte si presenta sotto forma anche di insegnante di yoga, di cucina, o di una lingua straniera. Non importa con chi il newyorkese si confidi. Basta che sia con un perfetto estraneo con cui la relazione viene interrotta nel momento in cui si diventa troppo amici e anche l’altra persona inizia a confidarsi (vd. eammechemmefrega al punto 3.)

6. Tutti per uno, uno per…uno.

Il newyorkese e’ l’antimoschettiere per antonomasa. D’Artagnan non avrebbe resistito manco 24 ore a New York. Dico io, immaginatevi i quattro moschettieri, che fan sempre tutto insieme e son sempre “tutti per uno, uno per tutti” (o almeno cosi dicono) pero poi quando e’ il momento di andare a pranzo Aramis vuole la pizza, Portos vuole la pasta, Athos vuole una bistecca e D’Artagnan vuole un bagel. Eh, mica ce la si gioca a carta, sasso e forbice. Eh no. Ci si divide. Perche (vd. punto 3) eamechemmefrega, io voglio la pizza. E poi ci chiediamo pure perche le food courts sono cosi popolate!

7. Parlando di moschettieri, spezziamola sta lancia a favore dei newyorkesi: il razzismo non e’ di casa qui. Il Newyorseke vero ha amici da tutto il mondo, bianchi, neri, gialli, verdi e color arcobaleno – e la cosa bella e’ che nemmeno se ne accorge. Provate a chiedere a qualsiasi Newyorkese quanti amici di colore ha. Oltre alla faccia in tutta risposta da: ma che razza di domanda e?!, il newyorkese fara’ una fatica immensa a rispondere perche e’ un po’ come chiedere a voi quanti amici con gli occhi azzurri avete. Ecchisseloricorda di che colore hanno gli occhi tutti i miei amici. Devo passarli in rassegna uno a uno.

8. La considerazione numero sette si trasla anche all’ambito del cibo. Sapete che siete diventati New Yorkesi se iniziate ad avere le voglie da donna incinta. Non so, d’improvviso una sera vi viene voglia di Ramen. O a meta’ mattina uccidereste per un Bagel di Ess-a- bagel – e notale l’esattezza del da che negozio viene il bagel. Non basta infatti un bagel la qualunque. La newyorkite e’ anche questo: sapete sempre e in ogni momento cosa volete. Specialmente se si tratta di cibo.

9. L’uomo che sussurrava ai tassisti.

Il Newyorkese vero e’ quello che sale sul taxi e dice lui al tassista che strada fare per andare dove vuole andare. Dopo anni a New York infatti si ha l’affermata convinzione che i tassisti non hanno idea di dove si trovino nel mondo e men che meno di dove stiano andando. Non avendo tempo per le crisi mistiche e spirituali dei conducenti, il Newyorkese o coloro che sono affetti da Newyorkite non fanno in tempo a chiudere la portiera che gia stanno dando indicazioni sulle strade piu appropriate da prendere per evitare il traffico – che non ho tempo per il traffico.

10. Eppure il sintomo peggiore di newyorkite e’ uno e uno solo. E’ un sintomo che non si vede e non si sente, uno di quelli bastardi e subdoli che uno scambia per un innocuo male di stagione ma che invece era una cosa gravissima che la gente inizia a parlare di voi con il “eh, te, non se l’aspettava nessuno eh…” Il sintomo piu acuto di newyorkite si avverte solo quando si sta per atterrare a New York e si vede lo skyline da lontano. E il sintomo e’ quella sorta di sensazione bollicinosa che vi solletica proprio li, tra lo stomaco e il cuore, e vi fa automaticamente sorridere. Alcuni la chiamano anticipazione, altri la chiamano felicita, altri ancora lo chiamano semplicemente ritorno a casa. Io la chiamo newyorkite. Perche e’ quell’istante che vi frega. L’istante in cui, nonostante stiate tornando da una vacanza ai Caraibi o da una visita fantastica e amorevole in Italia, nonostante siate un po’ tristi perche si deve tornare al lavoro e c’e’ una montagna di vestiti da lavare, nonostante tutto, siete felici. In quell’istante preciso capite che avete la newyorkite. E che non c’e’ assolutamente nessun modo di guarire – siete spacciati.

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Interazioni del lettore

Commenti

  1. Valerio Mina

    31 Ottobre 2014 alle 18:54

    fantastica e verissima!!!

  2. bianca brilli

    31 Ottobre 2014 alle 19:57

    —Ilove new york and I am new yorker from feet to head

  3. Laura Bellini

    31 Ottobre 2014 alle 18:59

    verissimo…

  4. Col naso all'insù

    1 Novembre 2014 alle 20:46

    Bella!

  5. Andrea Tambalotti

    2 Novembre 2014 alle 02:25

    Proprio cosi'

    10. Eppure il sintomo peggiore di newyorkite e’ uno e uno solo. E’ un sintomo che non si vede e non si sente, uno di quelli bastardi e subdoli che uno scambia per un innocuo male di stagione ma che invece era una cosa gravissima che la gente inizia a parlare di voi con il “eh, te, non se l’aspettava nessuno eh…” Il sintomo piu acuto di newyorkite si avverte solo quando si sta per atterrare a New York e si vede lo skyline da lontano. E il sintomo e’ quella sorta di sensazione bollicinosa che vi solletica proprio li, tra lo stomaco e il cuore, e vi fa automaticamente sorridere. Alcuni la chiamano anticipazione, altri la chiamano felicita, altri ancora lo chiamano semplicemente ritorno a casa. Io la chiamo newyorkite. Perche e’ quell’istante che vi frega. L’istante in cui, nonostante stiate tornando da una vacanza ai Caraibi o da una visita fantastica e amorevole in Italia, nonostante siate un po’ tristi perche si deve tornare al lavoro e c’e’ una montagna di vestiti da lavare, nonostante tutto, siete felici. In quell’istante preciso capite che avete la newyorkite. E che non c’e’ assolutamente nessun modo di guarire – siete spacciati.

  6. Silvia Luparello

    24 Dicembre 2014 alle 19:54

    Heather Miudinha, ahahah

  7. Annalisa

    22 Febbraio 2018 alle 01:33

    Che bello…verissimo!

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Cristina: una 9to5-er. Una professionista nel mondo del marketing e comunicazione. Una viaggiatrice linguista. Una sognatrice accanita che crede ancora nelle favole. Eternamente impaziente. In breve: un’italiana a New York che cerca in continuazione di vedere il lato magico nella vita di tutti i giorni.

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