Quando si cammina per le strade di New York si e’ naturalmente portati a guardare in alto. Un po’ per ammirare i numerosi grattacieli, un po’ per evitare di guardare la strada che – diciamocelo – non e’ proprio pulita. E, a proposito di strade, mi e’ recentemente capitato di sentire una storia che ho trovato talmente curiosa da volerla immediatamente condividere con voi. Come probabilmente sapete l’usanza di pavimentare le strade con pietre di forme piu’ o meno regolari risale all’epoca dei romani. Prima di allora le strade erano essenzialmente dei sentieri in terra battuta che alle prime piogge si trasformavano in intransitabili nastri di fango. Le pavimentazioni in pietra sono ancora molto utilizzate in Italia anche nelle grandi citta’: i Sampietrini a Roma e il Macadam – dal nome dell’ingegnere scozzese che li’ ideo’ – a Milano.
Fino alla fine del 16esimo secolo le principali strade di New York erano rudimentalmente “pavimentate” con gusci di conchiglie e le altre semplicemente lasciate in terra battuta. Ma a partire dal 17esimo secolo, con l’aumento del traffico commerciale, i gusci di conchiglia vennero mano a mano sostituiti dai “cobblestones”, dei sassi lisci e di forma arrotondata (cobble=ciottolo) tenuti insieme da un impasto di cemento e ghiaia. Tali pietre sono molto semplici da trovare (qualsiasi terreno alluvionale ne e’ ben fornito) ma assolutamente scomodi sia per camminarci sia per transitarci con una carrozza a cavalli. Fin qui niente di particolarmente curioso, vero? Ebbene qui arriva il succo della storia. Proprio nel 17esimo secolo gli scambi commerciali tra gli Stati Uniti e l’Europa subirono una grande accelerazione e intere flotte di navi iniziarono ad attraversare l’atlantico. Con un piccolo particolare: poiche’ le merci venivano soprattuto esportate dagli Stati Uniti, le navi attraversavano l’Atalantico da est a ovest vuote, venivano caricate di merci nei porti sulla costa est degli Stati Uniti e facevano il loro ritorno in Europa con i loro carichi di tabacco, pelli, grano, farina, ecc. Ma una nave vuota non puo’ navigare: si capovolgerebbe al primo accenno di onda! Quindi in Europa le stive venivano caricate con delle “mattonelle” rettangolari di granito che servivano come zavorra per stabilizzare la nave durante l’attraversamento dell’oceano. Appena arrivati in uno dei porti americani, questi blocchi (chiamati Belgian block) venivano semplicemente accumulati appena fuori dai porti o scaricati in acqua per far posto alle merci del viaggio di ritorno. Il risultato fu che alcuni porti della costa Est diventarono addirittura inagibili a causa delle montagne di zavorra accumulate sul fondale! Ma qualcuno, vedendo questi cumuli di blocchi, ebbe la brillante idea di utilizzarli per pavimentare le strade scoprendo cosi’ un materiale resistentissimo, di forma regolare, e disponibile (gratuitamente!) in grandi quantita’. Lo stesso materiale fu utilizzato anche come materiale da costruzione nelle fondamenta delle case o nei muri di contenimento e il successo fu tale che si trovano nella storia riferimenti a personaggi che iniziarono a ripescare i blocchi dai porti e a venderli, senza che nessuno ne sospettasse la vera provenienza. Ovviamente quando il loro uso si diffuse questi blocchi iniziarono anche a essere anche prodotti localmente, ma e’ una certezza storica che i primissimi blocchi utilizzati avessero proprio questa curiosa origine. La resistenza di questo materiale e’ testimoniata dal fatto che ancora oggi in alcune antiche strade di New York, di Philadelphia o di Boston queste antiche pietre sono ancora al loro posto! E quando e’ ora di risistemare la strada, i blocchi vengono semplicemente tolti, accumulati sul marciapiedi e, dopo una bella rullata al fondo sabbioso, accuratamente riallineati nella sede stradale! Succede anche oggi, a downtown New York, all’ombra dei modernissimi grattacieli!
Andrea Legnani
fantastico!
Li ho notati nel willage vicino alla zona dell’università…. ma non sapevo la loro storia. Bello.