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Come New York ti cambia il cervello

14 Maggio 2013 di Cristina 10 commenti

Chi mi conosce lo sa, sono un neuroscienziato alla Columbia University. Nell’ambito della mia ricerca sono da tempo interessato a come esperienze passate cambino la risposta del cervello a nuovi stimoli. Per esperienze passate si intende qualsiasi momento o periodo vissuto, bello o brutto, che in qualche modo ha creato una profonda memoria, implicita o esplicita. In gergo si definisce metaplasticita’ del cervello.

Pensando spesso al mio lavoro, mi sono reso conto di come vivendo a New York la mia percezione del mondo sia cambiata. Vivere quotidianamente il delirio che e’ The Big Apple, ha cambiato come penso e reagisco a stimoli esterni rispetto al passato.

Il cambiamento piu’ grande e’ nelle dimensioni. Sia di spazio che di spazio tempo.

Venendo da un paesino in provincia di Milano, mi ricordo che ogni volta che vedevo il Duomo di Milano rimanevo sempre stupito e affascinato dalla sua maestosita’. Ora, abituato ai palazzoni di Midtown, dove ho anche vissuto per quattro anni, quando torno in piazza Duomo mi sembra tutto in miniatura. Come se l’Italia si fosse ristretta e io ingigantito in maniera esponenziale.

Contrariamente alla mia vita pre New York, qui non posseggo e non utilizzo quotidianente ne moto, ne macchine. Mi sposto quasi essenzialmente in bicicletta e a piedi. E quando sono proprio stanco (raramente) o in compagnia in metropolitana. Quindi, da quasi sei anni mi sposto a velocita’ comprese tra i 5 e i 20 chilometri l’ora. Questo non solo ha rallentato il mio peregrinare, ma anche il mio cervello. Le poche volte che ora sono al volante, non riesco piu’ a prendere le decisioni in tempi decenti. Ogni volta che devo prendere un’uscita dell’autostrada la buco. Infatti, quando il mio cervello registra l’informazione che devo girare a destra e segnala alle mie braccia il da farsi.. be’ e’ oramai troppo tardi. L’uscita e’ gia’ passata. Inoltre, quando arrivo in Italia e i miei mi vengono a prendere all’aeroporto, il tragitto in auto per rientrare a casa e’ un incubo. In tangenziale nessuno rispetta i limiti, si va a velocita’ folli, l’anarchia regna suprema… Il percorso invece di attivare il mio ippocampo (il nostro GPS incorporato), attiva soprattuto l’amigdala (il luogo dell’ansia, della paura..)!

A New York poi ti abitui all’eccellenza di qualsiasi performance proposta. Dai concerti alle opere teatrali, dalla musica dal vivo nei bar alle improvvisazioni di strada. New York e’ talmente competitiva che la selezione e’ brutale. E solo i piu’ bravi rimangono. E questo e’ terribile.. Perche’ appena esco da New York spesso oramai noto la differenza. New York mi ha viziato il cervello!

Inoltre sono sempre meno abituato al caos, New York ha reso il mio cervello meno dinamico da quel punto di vista. Oramai prendere il pullman in Italia per me e’ impossibile. Mi superano tutti, e sono l’unico in una coda immaginaria. Qui sono tutti un pochino piu’ civilizzati e rispettosi (senza offesa a nessuno), e sempre tutti in coda! E se da un lato si vive meglio, dall’altro si rimane spiazzati quando poi l’ordine e il rispetto spariscono.

Un altro aspetto poi che New York cambia e’ il modo di pensare in generale. Qui grazie ai tanti contatti con altri Newyorkesi, si inizia davvero a pensare in grande. Vivendo nella grande mela e’ infatti facile incontrare e conoscere persone di grande successo. Parlare o vedere seminari tenuti da persone quali Bloomberg, l’inventore di Meet Up, premi Nobel etc, e’ uno stimolo impagabile. E questo non fa altro che veramente aprirti la mente (altro che il latino alle superiori), ma anche ti rende conscio dei tuoi limiti.

Meno male pero’ che il nostro cervello impara in fretta. Quando tornero’ in Italia infatti si riassestera’ agli antichi valori di caos e dimensioni in breve tempo. Spero pero’ la capacita’ di pensare in grande rimarra’ per tanto tempo.

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Interazioni del lettore

Commenti

  1. eleonora

    14 Maggio 2013 alle 18:40

    ciao!per caso hai scritto qualche libro su questo argomento ? grazie

  2. Luca

    14 Maggio 2013 alle 23:26

    Ciao Eleonora,

    Grazie per il commento. Purtroppo per ora no, l’unico libro che ho scritto e’ la guida su New York City di iNY.it.

    Luca

  3. martingalla

    15 Maggio 2013 alle 22:55

    potresti provare a scrivere in un libro queste tue emozioni. Lo potresti titolare “Viaggio tra l’ippocampo e l’amigdala passando per il putamen e il nucleo caudato attraverso il corpo genicolato in compagnia di insula e talamo a cavallo dell’ip-potalamo….??!!…beh venderebbe di piu’ la guida di NYC

  4. Arianna De Martino

    30 Maggio 2013 alle 15:46

    Ciao,ho letto i tuo articolo ,desidero tanto vedere o traferirmi a New York penso che li si vive qui in Italia si sopravvive.Sono pasticcera e desidero portare i miei gusti a New York conosci qualche ristorante che pi indirizzarmi?

  5. annathenice

    30 Maggio 2013 alle 22:20

    se a me New York ha fatto lo stesso effetto per una settimana posso capire l’effetto che fa a te.
    E’ una città che ha il potere di rimetterti su il morale e ti carica di entusiasmo.
    Dovrebbero andarci tutti per ricaricarsi e tornare a produrre idee in patria.
    Bellissimo post.
    Grazie
    anna

  6. Davide

    5 Giugno 2013 alle 11:29

    Stessa identica cosa che mi succede a Londra…

  7. Francesca

    18 Luglio 2013 alle 11:46

    Ma che bello questo post! Non è nemmeno firmato però!
    Non son pratica di questo sito (bello bello, tra l’altro) e mi stavo chiedendo: come fare, che so, a seguire l’autore su Twitter, per esempio?
    Grazie!

  8. iNewYork.it

    18 Luglio 2013 alle 17:29

    Ciao Francesca,

    Grazie mille per il commento, l’autore sono io, Luca, uno dei due fondatori con Cristina: http://www.cartolinedacristina.com/chi-siamo. Ci puoi seguire su twitter qui: https://twitter.com/iNewYork_it. O su facebook qui: https://www.facebook.com/iNewYork.it.

    Grazie ancora,

    Luca

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Cristina: una 9to5-er. Una professionista nel mondo del marketing e comunicazione. Una viaggiatrice linguista. Una sognatrice accanita che crede ancora nelle favole. Eternamente impaziente. In breve: un’italiana a New York che cerca in continuazione di vedere il lato magico nella vita di tutti i giorni.

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