Prima di trasferirmi negli Stati Uniti tutti sapevano quale fosse il mio punto debole: la passione sfrenata per i dolci, e in particolare il cioccolato al latte. Certi anni addirittura, per festeggiare la Pasqua, io e alcune mie amiche imbandivamo la tavola con ogni sorta di torta al cioccolato, fonduta al cioccolato, praline al cioccolato e cioccolata calda per riprenderci dai quaranta giorni non cioccolatosi che ci eravamo autoinflitte come fioretto quaresimale.
Insomma, qualsiasi cosa avesse il cioccolato dentro, ne sarei andata pazza al 100%.
Dopo sei anni negli States pero, devo ammettere che il mio “sweet tooth” si e’ trasformato piu’ in un “savory tooth” (e chi mi conosce sta probabilmente guardando lo schermo con aria allibita, chiedendosi se sia anche solo lontanamente la stessa persona che sta parlando.)
Ebbene, alla cioccolata calda preferisco il te, ad uno snack barretta al cioccolato preferisco le patatine, a una fetta di torta preferisco una fetta di pizza e il mio fioretto quaresimale e’ volontariamente e felicemente la rinuncia al cioccolato, perche ho provato con il caffe e non ho resistito nemmeno mezza giornata.
Non fraintendetemi: ho ancora i miei momenti di voglia di cioccolata, ma di solito una forchettata di torta cioccolatosa mi basta per placare il desiderio di dolce per almeno una settimana.
Ad esempio, ieri girovagavo in Park Slope, quando ho visto un piccolo baretto chiamato “The Chocolate Room”, specializzato in cioccolata e vino.
Una volta entrata, il profumo di cioccolato era inebriante, e la bellezza delle torte faceva quasi paura. Ho deciso sul momento di sedermi e provare una fetta di Chocolate Layer Cake, che il The Oprah Magazine descriveva come ricchissima, buonissima e assolutamente da non perdere. Il vino perfetto per il pairing perfetto era un dessert wine chiamato Framboise.
Ebbene, le prime forchettate erano deliziose, un trionfo dei sapori, con un soffice strato di cioccolato che si univa a una delicatissima crema anch’essa al cioccolato, e una sottile linea di pungente marmellata al lampone, che ben si sposava e richiamava il retrogusto lamponato del vino.
Alla quarta forchettata l’ingestione zuccherina stava iniziando a darmi alla testa. Alla quinta forchettata il mio stomaco stava iniziando a ribellarsi. Alla sesta forchettata ho chiesto il conto e sono uscita per una boccata d’aria fresca.
Che cosa sta succedendo al mio corpo dopo sei anni in America? La me italiana non avrebbe mai lasciato meta’ torta nel piatto! Al che’ ho iniziato a pensare che nonostante New York si dica spesso non faccia parte dell’America dura e cruda, gli eccessi e le esagerazioni in campo alimentare tipiche degli Yankees raggiungono anche la capitale piu’ cosmopolita al mondo.
E cosi dopo sei anni a New York, un piccolo gioiello che sarebbe stata gioia per i miei occhi e le mie papille gustative e’ diventata una sorta di punizione autoinflitta – seguita da tanto di insalata depurante con tanto sale e tanto olio per controbilanciare.
In questi anni sei cambiata per cui anche i tuoi gusti si sono modificati..niente di strano..pero' stai attenta al sale..!!!