Allora, confessiamolo. A me piace mangiare. Come se non lo aveste ancora capito. Insomma, appena posso o cucino, o sono in qualche ristorante a strafogarmi di cibo a testarlo per scriverne una recensione.
La mia passione sta talmente crescendo in questi ultimi anni che due settimane fa ho incontrato la mia vicina di casa che mi ha detto: “Ah, si, tu sei quella che insegna i corsi di cucina in casa, no?” Che poi da cosa abbia tirato fuori questa alquanto colorata descrizione di quello che faccio nella mia cucina mi fa pensare a due cose:
A. ho bisogno di tende perche va bene che a New York le case al pian terreno danno sulla strada e darci una sbirciata e’ lo sport nazionale, pero vabe, potro’ essere libera di fare quello che voglio in casa mia?!
B. Si vede che ogni volta che ha sbirciato io stavo facendo quello che preferisco: dare ordini a chiunque sia nella mia cucina al momento in cui passava, mentre mi bevo un bicchiere di vino. Non giudicate. Per me cucinare e’ un’attivita’ collettiva, da fare insieme a qualcun altro e non solo in solitaria. Ecco.
Ora, oggi mi sono imbattutta in una nuova compagnia che ripropone un concetto di cucina che ho gia’ sentito in passato, il “kitchen surfing”: www.kitchensurfing.com. Praticamente vi prenotate uno chef che per $25 viene a casa vostra e vi cucina quello che volete.
Detto questo, sicuramente il pranzo o la cena verranno fuori molto meglio di quando li cucino io, ma tutto il divertimento di preparare le cose insieme dov’e’? Il “aiutami a portare questo in tavola,” il “assaggia questo o quello e dimmi se ci manca del sale” o il “facciamoci un bicchiere di vino mentre cuciniamo.”
Magari e’ che sono italiana e certe cose nemmeno dopo sette anni a New York passano. E’ che a volte i newyorkesi sono talmente maniaci della perfezione che preferiscono togliere mezza tazza di personalita’ e aggiungere due cucchiai di perfezione in ogni cosa che fanno, dimenticandosi cosi che siamo degli esseri umani e soprattutto non considerando il fatto che se volevo che il cibo fosse il protagonista della serata vi avrei portato da Per Se (e fatto cacciare $300 a cranio) invece che invitarvi a casa mia.
Non so, questa cosa mi lascia alquanto perplessa. E come quando un anno sono tornata a Natale in Italia e mia mamma ha avuto la brillante idea di andare al ristorante a fare il Pranzo di Natale. Prima e ultima volta perche dai, il divertimento sta tutto nel preparare i crostini di salmone insieme — un pezzo ammme, un pezzo atte, e uno sul crostino.
Poi magari sono troppo all’antica e non capisco questa nuova tendenza di portare cibo di alta qualita’ fatto da un professionista direttamente in casa mia. Ma New York, si sa, e’ il posto di tendenza per antonomasia, e a volte ci si sente un po’ sotto pressione perche si viene giudicati dalle tendenze che adottiamo e da quelle che non adottiamo.
Be io scelgo di non adottare questa nuova tendenza del kitchen surfing e di invitare amici a casa mia per pranzi e cene magari mediocri, ma che cucino con loro e per loro, in quell’ambiente vivace e vibrante che solo una cucina piena di cibo e persone sa trasmettere, Viva l’autenticita’, viva l’italianita’, viva il cibo casalingo.
Hey, mi sa che ho appena creato una contro tendenza!
Anche io preferisco di gran lunga cucinare di persona se invito amici. Però capisco che a non tutti piace cucinare, che qualcuno non sa proprio farlo e altri non ne hanno il tempo…per queste persone “lo chef a domicilio” è una manna dal cielo. E per 25$ non c’è male!
Ciao! La penso esattamente come te! se non si fanno un po’ di esperimenti in cucina, se non si sporcano tutte le stoviglie tue e anche quelle dei vicini, se dopo la preparazione di un pranzo/cena non ne esci distrutta e con una quantità di avanzi da sfamarci un esercito che gusto c’è?? E poi dai: i grandi chef è bello sbirciarli nel loro habitat naturale, un ristorante è fatto anche di atmosfera, arredamento, stile…
Esattamente! Vero che per $25 non e’ male — in verita’ piu’ economico di preparare una cena per dieci persone!) — ma proprio l’idea di lasciare la MIA cucina a qualcunaltro proprio non riesco a mandarla giu! 🙂
Siamo italiani e la cucina è per noi la culla del rinascimento agroalimentare. Io sono un personal chef e come dal vostro articolo lavoro con americani che vengono in vacanza in Toscana. Un mio cliente è un noto chef di NY che mi ha contattato per avere una cena di prodotti tipici toscani. Per loro uno chef a casa è la norma, cosa che non ho trovato negli italiani, gli americani amano mangiare bene quando sono in vacanza ed il mio lavoro è esaudire i loro desideri e far vivere una vera esperienza di cucina toscana. Io consiglio vivamente gli italiani che sono a NY di provare a regalare emozioni di cucina italiana ai 10milioni e passa di newyorkesi.
w w w . w e b i t a l y . b l o g s p o t . c o m