
Ho passato tutta la vita a voler essere Carrie Bradshaw. A voler vivere a New York. Passare le mie giornate a scrivere davanti ad una finestra aperta nell’West Village, con caffe’ da un lato, posacenere dall’altro. Per la maggior parte in mutande. Per la maggior parte con i capelli scompigliati. E passare le mie serate nei locali di tendenza a New York, a flirtare con ragazzi a caso, a bere con le mie tre amiche del cuore.
E in effetti a New York mi ci sono trasferita. Dodici anni fa OGGI. E per i primi anni ho anche pensato che magari nella vita non ero nata per essere una Carrie Bradshaw. Che forse ero più adatta ad essere una Samantha Jones. Perche’ lavoravo nelle PR, non perché avevo una vita sessuale libertina e promiscua, sia ben chiaro. Pero’ passavo le mie serate nei locali di tendenza. Bevevo champagne e sorridevo a comando, con tanto di capello buttato all’indietro alla Carra’. Ci credevo che le PR potessero essere il mio mondo. Ci credevo che ero un po’ uno spirito libero che non si voleva fermare.
Poi pero’ e’ arrivato il lavoro quello un po’ più serio. E li mi sono ricreduta. Non ero più Samantha. Ero Miranda Hobbs. Ero quella donna in carriera che non pensa ad altro se non alla sua carriera. Ero quella che mangiava da sola cinese davanti alle telenovelas. Ero quella che ogni tanto aveva la libera uscita ma per la maggior parte no, rimaneva bloccata in ufficio.
Fino a quando. Fino a quando l’altro giorno ho pensato che non sono ne’ Carrie, ne’ Samantha, ne’ Miranda. Sono fermamente Charlotte York. Sono fermamente la donna di famiglia, che desiderava l’abito bianco e il gran matrimonio. Che si e’ innamorata dell’uomo sbagliato, perché lontanissimo dall’essere perfetto. Ma che era mille volte meglio del Principe Azzurro. Quella che e’ a meta’ tra l’estro creativo e il perfezionismo maniacale. Si. Sono partita che volevo essere Carrie Bradshaw. E sono finita per essere Charlotte York.

Contenta di essere arrivata a questa conclusione, ho avuto in realtà una grande rivelazione mentre camminavo l’altro giorno per strada. Ho pensato che non mi ritrovo in nessuna delle quattro beniamine NewYorkesi. Perche fondamentalmente sono, o sono stata, tutte e quattro.
E da li, mi e’ partita la vena filosofica, che mi ha dato la risposta alla domanda: “Ma come mai guardo ancora Sex and the City vent’anni dopo e come mai penso sia ancora cosi attuale?”
Be’, la risposta e’ semplice. La risposta e’ perché le quattro donne rappresentate sono un po’ l’insieme delle caratteristiche che solitamente, e in maniera molto frastagliata e frastornata, si ritrovano in una donna sola. O almeno, di tutte le caratteristiche che una donna vorrebbe avere nell’arco della sua vita. Dall’essere carismatica e soprattutto libera da impegni lavorativi giornalieri (ma con un bellissimo appartamento comunque) come Carrie, all’essere una fantastica donna in carriera come Miranda, dall’essere maliziosa e profondamente sicura di se’ come Samantha, all’essere la perfetta donna di casa come Charlotte. Le quattro beniamine sono in verita’ una sola: la donna perfetta.
Quindi, che sia quello il perché lo show ci piaccia cosi tanto? Che non abbia nulla a che vedere con New York? Cosa sarebbe successo se anziché New York, the “City” fosse stata, non so, un’anonima cittadina del Wyoming? La risposta a voi.
Bella interpretazione! Mi sa che hai ragione!
Grazie mille!