Oggi è il compleanno di Paul Auster, un mio caro amico. Se non avete mai letto uno dei suoi romanzi, questa è la volta buona per farlo: la sua capacità di descrivere New York, e soprattutto Brooklyn, vi sconvolgerà. Quando si legge Auster per la prima volta si ha la certezza che non esista al mondo un’altra persona con una fantasia simile, in grado di intrecciare storie assurde e a stento immaginabili.
Ma pensandoci bene Paul non fa altro che riferire le assurdità della vita, quella vera, piena di fatti incomprensibili, di percorsi chiarissimi che non portano da nessuna parte, di false piste e di evidenze che si ignorano. Auster demolisce la nostra idea della vita come percorso lineare e prevedibile e ci ricorda in ogni frase che il passato torna in maniere che non possiamo prevedere e il futuro non sarà tra dieci anni, ma tra dieci secondi.
Ho già parlato di due suoi romanzi, Follie di Brooklyn e Invisibile; l’ultima opera pubblicata in Italia è Sunset Park, un racconto ambientato in una Brooklyn in piena recessione, ma piena di vita, emozioni, idee, oltre che sofferenze e traumi nuovi e vecchi. Ma oggi voglio consigliarvi un romanzo del 2002, Il libro delle Illusioni: cos’hanno in comune un professore universitario traumatizzato e un regista del cinema muto anni ’20?
Se sarete in grado di inventare una storia più intricata, struggente e coinvolgente di quella di Paul, l’anno prossimo scriverò un articolo per il vostro compleanno.
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