L’arte estrema ci aveva personalmente disgustato con la “cacca d’artista” di Manzoni (Piero, non Alessandro!) esposta nei barattoli (alla Triennale di Venezia qualche anno fa e più recentemente alla Gagosian di Manhattan ). O con la visione della lastra di ferro, arrugginita dall’urina di Andy Warol, al Mus…eo di Pittsburgh interamente dedicato alla sua produzione artistica. Poi è subentrata la curiosità, o il guardonismo un po’ infantile, per le performance di artisti viventi che si presentano nudi e statuari, per ore, davanti al pubblico di musei celeberrimi: al Moma (Museum of Modern Art) di New York ricordo di essere passato tra un ragazzo e una ragazza ignudi, uno di fronte all’altra distanziati da una trentina di centimetri. Quella era l’arte: strusciare o non strusciare? Dimentico senza dubbio tante altre “iniziative” di questo genere cui ho assistito, girando per le case d’arte della Grande Mela. Ma avete afferrato il concetto: che cosa non si fa per trovare una nicchia culturale, e possibilmente un palcoscenico dove “esprimere se stessi”?
Bene. Questa settimana di fine ottobre a New York sarà ricordata per due altre “opere” che si iscrivono di diritto nella galleria dell’arte di frontiera. Marni Kotak, 36 anni, artista di Brooklyn con un marito banalmente pittore, ha dato martedì scorso alla luce Ajax, “nove libbre e due once, 21 pollici”, come informa un comunicato della Microscope Gallery. Che non è un ospedale ma, appunto, una galleria d’arte. Il parto è avvenuto davanti al pubblico dei visitatori. Io, dopo la testimonianza diretta della cacca, della pipì, e dello struscio, ho schivato la visione in diretta dell’uscita di Ajax dal grembo. Va bene fare il cronista sul posto, ma a volte le agenzie di stampa sono più che sufficienti per raccontare le cose. Kotak ha anche definito, per i posteri, che il parto “è la forma più alta di arte”. Ha anche promesso, o minacciato, che non è finita qui: in futuro, mostrerà “l’arte di allevare il bambino”, documentando le fasi della crescita con video e racconti.
Il filmato del parto è già in visione alla Microscope. Se c’è del genio in Kotak, è quello di trovare come farsi finanziare la normale attività di mamma, ma senza aver dato alla luce sei o sette gemelli, quei record della cicogna che giustamente attirano le sponsorizzazioni delle ditte dei pannolini o del latte in polvere. La seconda performance è in esibizione al New Museum, sulla Bowery nel Lower East Side, l’ultimo grande museo di arte post-contemporanea-liquida (ho inventato ora io il termine). C’è una vasca di acqua salatissima e a temperatura corporea dove, avete indovinato, i volontari del pubblico sono invitati a entrare e sguazzare. Nudi totalmente, se credono. Se viene in mente una piscina si è fuori strada: le normali piscine hanno le licenze del municipio, che richiede vi siano degli standard di igiene, mentre i curatori del New Museum non avevano chiesto nessun permesso per la “Experience” di Carsten Hoeller. Così l’assessorato della salute della città è subito intervenuto. Ma la censura è stata blanda: sarà cura dei guardiani far entrare le persone una alla volta, per non scambiarsi direttamente i germi. Che garanzie ci sono di non ammalarsi? Chi entra per fare l’ “esperienza” deve firmare un documento in cui afferma di “non avere alcuna malattia contagiosa o altre condizioni di salute negative che possono essere trasmesse stando in acqua con altre persone”. Mah. Una volta non c’erano tutte queste restrizioni all’arte libera e pura. Fossi in Hoeller toglierei il tappo in fondo alla vasca e me ne andrei sdegnato.
Caro Dottor Maggi, diciamo che questo neonato ha un padre che è un idiota, vedendo i rischi a cui lo ha esposto in nome di non si sa quale arte, forse quella del dollaro verde…ad ogni modo, se non ha già visto abbastanza potrebbe andare in Wooster St, che è una traversa di Broome St., e visitare la Earth Room. Si scordi di entrare in un classico museo, non lo è, si accede dal portone di un condominio, salendo al primo piano, se non ricordo male, trova l’ingresso con un ragazzo che vi accoglie, l’ingresso è gratuito.
Cosa si ammira? Una stanza enorme, piena di terra fresca e umida!
L’opera è dell’artista Walter De Maria. Le posso dire che è una esperienza molto particolare, toccante oppure…sconcertante, dipende dai punti di vista…..si sconsiglia d’indossare degli occhiali, in quanto si appannerebbero in pochissimi secondi.
Se ci va, mi faccia sapere che ne pensa, ovviamente, iNewYorkers l’invito è anche per voi…..
Ciao, Gianluca
…..scusate mi sono dimenticato il link….se volete sapere maggiori dettagli.
http://www.diaart.org/sites/main/earthroom
Saluti, Gianluca
tra l’articolo e il post di gianluca mi vengono in mente solo due cose
1 – Sarò io ad avere la mente chiusa e a non capire certa arte
2 – L’arte qui non sta nell’opera in se, ma nell’abilità di farla passare come opera d’arte
Ahahah! Mitico Gianluca! Ci andremo prima o poi!